No dei lavoratori alla chiusura del giornale “via fax”. Valentino Parlato: “Resistere, resistere. Non siamo soli”

“il manifesto”, parola d’ordine: non mollare

Valentino Parlato

ROMA – “Volerci chiudere a mezzo fax è una sconveniente provocazione. La nostra prima risposta è: resistere, resistere. Resistere perché il successo di Hollande dà speranze di uscire da un’Europa commissariata da banche e Merkel. E anche perché (lo vedete dagli annunci sul giornale) nel nostro paese ci sono moltissime comunità, ben politicizzate, che ci chiamano a tenere assemblee, con cene a sostegno del nostro giornale. Insomma non siamo soli”.
Nell’editoriale di oggi, 13 maggio, “Sul presente per il futuro”, scritto da Valentino Parlato, uno dei fondatori de “il manifesto”, del quale è stato più volte direttore, la conferma della “lotta dura senza paura” contro la chiusura de “il manifesto” annunciata dai commissari liquidatori con un gelido fax alla redazione.
Da febbraio in liquidazione coatta amministrativa, venerdì i commissari del quotidiano comunista hanno, infatti, comunicato la cessazione dell’attività aziendale e chiesto la concessione del trattamento straordinario di integrazione salariale per 12 mesi.
Lapidario il fax: “Oggetto: Comunicazione cessazione attività aziendale e richiesta concessione trattamento straordinario di integrazione salariale”. “Con i liquidatori – hanno spiegato i giornalisti – abbiamo avviato una trattativa, e per la prossima settimana è stato fissato un incontro”.
E’ ingiustificato, quindi, il comunicato che contiene la decisione sulla “cessazione della complessiva attività aziendale della 
cooperativa Il manifesto in Liquidazione Coatta Amministrativa”. “Solo un «passo» formale per avviare la trattativa al ministero?”, si chiedono i giornalisti, preoccupati dalla richiesta di cassa integrazione di 12 mesi per tutti i lavoratori».
“Abbiamo nel nostro non breve passato – ricorda Valentino Parlato – attraversato crisi assai dure e siamo riusciti a superarle. Quindi ribadiamo la nostra parola d’ordine: non mollare. Per non mollare anche noi dobbiamo darci una mossa: dobbiamo al più presto definire un piano economico che, anche con costi (inevitabile quanto dolorosa la riduzione del personale e delle spese), ci rimetta in condizioni di equilibrio. Dobbiamo definire questo piano e renderlo pubblico. E, aggiungo, contiamo molto sul sostegno dei nostri lettori, che già è rilevante. Dobbiamo pensare, come nel passato, a numeri a prezzo straordinario.
Ma più del piano economico – aggiunge Parlato – è decisivo definire e rendere pubblico un piano editoriale. Dobbiamo riuscire a non farci attrarre dalle provvisorie congiunture politiche. Dobbiamo riuscire in una seria e continua analisi della attuale crisi della sinistra, non solo in Italia. Perché le ultime parziali elezioni amministrative sono andate così male? Perché il Pd e anche le forze alla sua sinistra non vanno bene? Perché c’è anche nei partiti un invecchiamento degli stati dirigenti, che danno spazio ai rottamatori tipo Renzi? Insomma cercare di capire innanzitutto che cosa è cambiato nei processi produttivi e capire in che misura le innovazioni hanno indebolito la forza della classe operaia”.
Per Valentino Parlato, insomma, “e l’attuale grande crisi globale lo testimonia, siamo a un passaggio d’epoca, nella quale anche forme di sfruttamento e accumulazione cambiano, e in una fase nella quale la finanza (il denaro che fa denaro) annebbia gli occhi più attenti. Questa è una crisi del capitalismo del tutto nuova. Quindi insistere in una discussione, già aperta, con intellettuali, economisti, uomini di cultura sul presente e sul probabile futuro per capire come governare questo processo per evitare che si concluda in un ennesimo affare dei soliti padroni. Resistere indubbiamente, ma con questo impegno a un serio rinnovamento della sinistra”.

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