PALERMO – Commovente e partecipata la Giornata della memoria in ricordo dei giornalisti uccisi da terrorismo e mafia, organizzata dall’Unione Nazionale Cronisti Italiani, che a Palermo ha concluso il suo Consiglio nazionale.
Presente il presidente Guido Columba, i consiglieri nazionali Leone Zingales e Francesco Votano, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, il segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Giancarlo Ghirra, i più alti ufficiali siciliani dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato, il commissario prefettizio di Palermo, Luisa Latella, e il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo.
Ospiti alcuni familiari di vittime della mafia, tra i quali la sorella di Giovanni Falcone che si sta battendo per l’inaugurazione, a Ciaculli, di un museo della legalità, ecologico e multimediale, con tutti i dati sui morti di mafia. A Ciaculli c’é, infatti, “Il Giardino della memoria”, nella tenuta dei Greco, dove le targhe ricordano uomini dello Stato e della comunicazione caduti per adempiere il proprio dovere.
Tanta commozione tra i presenti, in occasione della visita. Presente anche la figlia di Pippo Fava, che ha denunciato ancora una volta lo strapotere dei media siciliani nell’allestimento e la diffusione delle notizie. Poi i familiari di Mauro De Mauro, uno dei gialli più misteriosi della nostra Repubblica. E ancora Sonia Alfano, figlia di Peppe, appena nominata presidente della Commisisone Europea Antimafia, che a una domanda su chi sta ricostruendo la città di Berlino, ha risposto: “la Germania non bada all’odore dei soldi, se un cittadino paga le tasse per loro é un buon cittadino” e ha poi aggiunto: “non c’é una legislazione antimafia in Europa, ma i capitali si, ci stanno dando una grossa mano, magistrati straordinari e preziosissimi come Nicola Gratteri, che hanno studiato da anni e conoscono bene i meccanismi del riciclaggio”.
Tra i presenti anche Giuseppe Lumia, già presidente della commissione antimafia, che si é assunto l’onere del progetto Unci e della famiglia Falcone di portare avanti in Parlamento il disegno di legge sul Museo della Legalità.
Messa alla Cappella Palatina, lì dove é nato il Volgare sicliano e italiano, alla corte di Federico II, con i suoi splendidi mosaici. Poi cerimonia a Palazzo dei Normanni, sede della Regione Sicilia. Protagonista Franco Piccinelli, già a capo della redazione Rai di Torino, gambizzato e ridotto in fin di vita dalle Brigate Rosse. Partigiano e combattente, chiaro e trasparente, preso di mira e sopravvissuto al terrorismo che sparò a Casalegno e a Tobagi.
Lucido e brillante come sempre, Piccinelli, che adesso sta per stampare un nuovo romanzo per Mondadori, ha già vinto il premio Bancarella, ha raccontato con humor e tanta umanità la sua storia. “Mi hanno salvato i miei contadini, quelli delle Langhe, da dove vengo, sono scesi giù tutti, avevo le ossa a pezzi, e mi hanno portato il loro vino, quello fatto con il loro sudore, e il medico mi ha detto guardi se ne beve un po’ aiuterà le sue ossa a rinsaldarsi. E ora sono qui per il calore e il vino della mia gente”. Il figlio Paolo, straordinario e impeccabile carabiniere, appena promosso colonnello, in prima linea durante il terremoto dell’Aquila ad aiutare la gente, ha letto il lungo elenco di giornalisti assassinati. “Mio figlio ha deciso di fare il carabiniere”, ha detto Franco Piccinelli, “quando in ospedale mi ha visto in fin di vita”. Che splendida storia italiana.
Sono seguite le relazioni, in un’aula affollatissima di giornalisti e uomini dello Stato, del segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Giancarlo Ghirra, del presidente nazionale dell’Unci, Guido Columba, di Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, ucciso dalla mafia nel 1972, e del presidente della Regione Sicilia. Una giornata forte, nel ricordo di colleghi coraggiosi e sfortunati, che si sono battuti per la libertà di espressione e di stampa.
Il giornalista gambizzato dalle Br: “Mio figlio ha deciso di fare il carabiniere quando mi ha visto in fin di vita”