Il presidente dell’Inpgi spiega che, azzerando il flusso derivante dai redditi alti, si colpiscono le fasce più deboli

Camporese: “Il sistema Fornero è una jattura”

La Giunta straordinaria della Fnsi riunita con il Cda dell’Inpgi

Andrea Camporese

ROMA – “Il sistema contributivo Fornero è una jattura senza precedenti, per i giornalisti, perché azzera il flusso derivante dai redditi molto alti che servono a coprire gli ammortizzatori sociali e ad assicurare alle fasce più deboli quel tenore generale di protezione che, attualmente, è superiore a quello dell’Inps”.
Il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, non usa mezzi termini e non fa giri di parole per difendere, senza se e senza ma, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani che, contrariamente, all’Inps non fa gravare sullo Stato i pesanti costi del sistema pensionistico e, soprattutto, gli ammortizzatori sociali.
Camporese lo ha fatto stamani, nella sala “Walter Tobagi” della Fnsi, in occasione della Giunta straordinaria della Federazione Nazionale della Stampa convocata dal segretario generale Franco Siddi, congiuntamente alla componente giornalistica del Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi, per un esame sugli effetti sociali della crisi dell’editoria in atto, sui drammatici problemi dell’occupazione ed i riflessi sugli ammortizzatori sociali garantiti dall’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani.
Il sistema proposto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, infatti, appesantirebbe nel breve e medio periodo i conti dell’Inpgi. E alla presentazione dei bilanci attuariali per dimostrare la sostenibilità a 50 anni, Andrea Camporese ha dedicato un altro passaggio fondamentale del suo intervento, sottolineando che “l’Inpgi si presenterà all’appuntamento con le carte in regola potendo già contare su una sostenibilità a 47 anni. Non è accettabile, infatti, che il confronto avvenga il 30 settembre prossimo, appena tre minuti prima della scadenza del termine”. Da qui il rinnovato appello al ministro Fornero ad anticipare l’incontro, per poter esaminare seriamente lo stato di salute dell’istituto dei giornalisti italiani. Uno stato di salute, ribadiamo, che non conosce eguali, che non grava sui conti dello Stato, che è alimentato esclusivamente dai giornalisti e che, di conseguenza, non può pagare i costi del dissesto del Paese, provocati da chi, invece, ha gestito male la cosa pubblica.

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