L’appello di Dino Gardi (Esecutivo Usigrai e Cdr Rai Calabria) alla conferenza nazionale di ieri a Reggio Calabria

“Giornalisti: fronte comune contro i nemici della categoria”

Dino Gardi

Dino Gardi (Esecutivo  Usigrai 
e Cdr Tgr Rai Calabria)

REGGIO CALABRIA – Ho rinunciato alla riunione dell’Esecutivo Usigrai, in programma contemporaneamente a Roma, per partecipare a questa iniziativa importante organizzata a Reggio Calabria dal Sindacato dei giornalisti. Ci sono gruppi editoriali italiani interessati a spartirsi il servizio pubblico.
Non c’è dubbio che in Italia la categoria dei giornalisti sia, e non da oggi, sotto attacco. Una strategia che viene da lontano e che, con lo specchietto per  le allodole delle liberalizzazioni, punta invece a restringere gli spazi di autonomia di una realtà umana e professionale fondamentale per la tutela della democrazia e la difesa dei cittadini.
Non sorprende, pertanto, che la pur legittima campagna contro sprechi e privilegi nel nostro Paese coinvolga arbitrariamente il nostro Ordine professionale e l’Inpgi e veda protagonisti taluni esponenti del governo Monti. E’ necessario, dunque, che tutte le istituzioni e gli enti espressione della categoria continuino a far fronte comune per respingere iniziative, spesso strumentalizzate a fine di parte o peggio, espressione del più becero populismo che, in un momento di forte crisi economica dell’informazione, rischiano di essere esiziali.
Nell’ambito di questa crisi si inserisce, con caratteristiche di estrema gravità, la questione Rai. E’ di tutta evidenza – per la componente L’Alternativa Usigrai che rappresento nell’Esecutivo nazionale del sindacato dei giornalisti della Rai – che il dossier sulla riforma della governace aziendale non possa essere di esclusiva competenza del governo Monti. La legge attualmente in vigore e molteplici sentenze della Corte costituzionale, assegnano al Parlamento un ruolo fondamentale nelle scelte e negli indirizzi del servizio pubblico.
Per quanto in crisi, la politica deve riappropriarsi del suo ruolo e lo farà. Non penso, infatti, che una riforma della Rai potrà seriamente andare in porto senza il concorso dei partiti. Pertanto Usigrai, Fnsi, Ordine dei giornalisti, Inpgi, Casagit,  dopo aver chiesto l’intervento di Mario Monti, devono adesso lanciare un appello alle forze politiche per un percorso comune che individui lo strumento legislativo più idoneo per cambiare i criteri di nomina dei vertici di un’azienda che non può più aspettare.
Ha enormi problemi e altrettante grandissime risorse: è vecchia, burocratica, accentratrice, ma al tempo stessa dotata di eccellenti professionalità, di un patrimonio audio-video e culturale unico, ha ancora l’affetto degli italiani. Fa gola ad editori nazionali e stranieri che vorrebbero mettere le mani sul contratto di servizio pubblico. Ecco perché, in questo scenario problematico, ha poco senso polemizzare sulle nomine di eccellenti professionisti come Alberto Maccari alla direzione del Tg1 e di Alessandro Casarin al vertice della Tgr. La sfida deve essere per tutti noi più ambiziosa: pretendere e impegnarsi per una Rai più autorevole, credibile e forte.
Dino Gardi
Esecutivo  Usigrai e 
Cdr Tgr Rai Calabria

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