ROMA – S’intitola come il libro da cui trae ispirazione, ovvero “Terroni”, lo spettacolo in scena al Teatro dell’Angelo di Roma, da questa sera fino al 19 febbraio, “nato esplicitamente dall’esigenza – spiega Roberto D’Alessandro, protagonista della pièce – di divulgare il contenuto dell’omonimo libro di Pino Aprile”.
Pagine, quelle del giornalista Pino Aprile, che hanno lasciato il segno – anche oltreoceano – incassando un successo degno di nota, tra pubblico e critica (c’è stato persino chi, come Beppe Grillo, ha proposto di farne un testo scolastico).
Da un bestseller letterario, nasce, dunque, uno spettacolo teatrale “per la necessità di far conoscere al maggior numero di persone la storia dell’unità d’Italia, della sua economia, di quanto finora taciuto dalla storiografia ufficiale – sottolinea D’Alessandro – sugli eccidi compiuti durante la cosi detta ‘lotta al brigantaggio’, sugli squilibri tra nord e sud su cui fu basata tutta l’economia del nascente Regno D’Italia, su come di fatto l’unità d’Italia fu un atto di conquista sleale e scorretto da parte del Piemonte a danno del Regno delle due Sicilie. Se non si ristabilirà la verità su ciò che è accaduto 150 anni fa, l’Italia non vivrà mai alcuna pacificazione”.
Roberto D’Alessandro, che, oltre ad essere il primo (e unico) attore del lavoro teatrale, ne è anche il regista, si spiega meglio: “La creazione di una supposta e sostenuta minorità meridionale è l’atto più grave che i fratelli del nord hanno fatto ai danni dei fratelli del sud. Ancora esiste a Torino il museo Lombroso, che aveva trovato (a dir suo) il cranio del delinquente naturale vicino Catanzaro. Di come ancora oggi la differenza di trattamento tra nord e sud sia marcata, dell’assenza totale di infrastrutture nel mezzogiorno e della deliberata volontà di mantenere il Sud in una condizione coloniale, poichè questo è stata sin dall’unificazione e da colonia viene ancora trattata. Dalla presa di coscienza si spera poi un risveglio culturale e una riscossa, politica, economica, sociale”.
La forma teatrale in cui tutto questo “materiale” viene messo in scena è il teatro canzone: le canzoni, nella fattispecie, sono di Edoardo Bennato, di Domenico Modugno, oltre a musiche popolari dell’800.
“La mia fronte è alta, le mie mascelle pronunciate, la mia faccia non è perfettamente simmetrica, dovrò aspettare che ne facciano un controllo post-mortem, ma sono certo che anche la mia cresta occipitale sia assente. Sono in tutto e per tutto un tipo lombrosiano, – ironizza D’Alessandro – del resto sono nato in Calabria da una famiglia calabrese da oltre 30 generazioni”.
Poi, il discorso si fa serio: “Le scoperte scientifiche di Ezechia Marco Lombroso – incalza D’Alessandro – hanno avuto sui meridionali gli stessi effetti che la teoria della razza (di cui il pensiero positivista ne fu l’origine) sugli ebrei, lager inclusi. Come possa oggi nel 2011 lo stato italiano accettare l’esistenza di un museo che testimonia le aberranti conclusioni dei vaticini lombrosiani è un mistero. Del resto l’Italia ama i misteri, e fa di tutto per conservarli. Solo in quella Torino dedita al demonio poteva trovare posto un ossuario che testimonia che i meridionali sono dei delinquenti naturali, atavici. Una vergogna che non sposta di un millimetro il nostro capo dello stato (delinquente naturale anche lui visto che è napoletano) impegnato in celebrazioni e festeggiamenti di quell’unità che il 17 marzo 1861 dava il nome di Regno d’Italia al regno di Sardegna. E solo nell’ottica della propaganda anti meridionale che si può leggere e comprendere la persistenza di un orrore come il museo Lombroso di Torino, propaganda cominciata all’indomani dell’occupazione del Regno delle due Sicilie e mai terminata, e lo testimonio sulla mia pelle, sulle discriminanti che ancora oggi sono costtretto a subire soprattutto quando mi dicono: ‘però non si direbbe che è meridionale’”.
Teatro dell’Angelo
Via Simone de Saint Bon n°19, Roma
Tel.06.37513571 – 06.37514258