Viavai di giornalisti e cameramen. La vergogna dei curiosi: “Fanno come all’Aquila e ad Avetrana”

Giglio: l’isola invasa da media e turisti dell’orrore

I turisti dell’orrore all’Isola del Giglio

ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) – Un tranquillo weekend col relitto. E’ un’idea che in questo fine settimana di sole hanno avuto in tanti, arrivati tra ieri e oggi al Giglio per andare a vedere la Costa Concordia, adagiata sul fianco destro a pochi metri dall’isola.
“Un domani, se avremo dei bambini, avremo una storia da raccontare, potremo dire: io c’ero”, spiega un giovane arrivato stamani con la fidanzata e tre parenti, mentre da una spiaggetta guarda lo scafo dove ancora si cercano una ventina di dispersi.
Un gruppo di sei adulti e due bambini, con tanto di passeggino, si fa scattare una foto ricordo con la nave come sfondo, la stessa da cui finora sono stati recuperati 13 cadaveri.
Per lo più si tratta di turisti che vengono da vicino, dalla Toscana, ma ci sono anche turisti di Civitavecchia e Roma, come pure dalla provincia dell’Aquila, e da più lontano ancora.
“Mi sono alzata alle 5 stamani per venire da Napoli”, racconta una ragazza appassionata di fotografia che non voleva perdersi degli scatti irripetibili. E poi chiede: “Non è che sai indicarmi un buon ristorante qui sull’isola?”.
“Sono venuta per curiosità, non è che una così si vede tutti i giorni”, dice una ragazza di Civitavecchia arrivata con un gruppo di altre quattro persone, tutte intorno ai 25 anni.
Una folla così, al Giglio, non se la ricordano nemmeno d’estate. Se sull’isola in inverno vivono in 7-800, ora è tutto un brulicare di soccorritori, esperti, forze dell’ordine, giornalisti.
Ieri, ha detto il commissario per l’emergenza Franco Gabrielli, gli operatori censiti erano 643: 140 dei Vigili del fuoco, 91 della Guardia costiera, 65 della Marina militare, 30 volontari, 20 del Dipartimento di Protezione civile, 18 rappresentanti della comunità scientifica e 60 persone che dovranno occuparsi della rimozione del carburante dalla nave, della ditta olandese Smit e della livornese Neri.
Ormai ogni giorno, dalla prima mattina, il porto e il tratto di costa in prossimità del punto del naufragio sono un viavai di giornalisti di agenzie, carta stampata, radio e televisioni, italiani e stranieri, che hanno riempito in poche ore alberghi e case delle vacanze.
Ristoratori e commercianti in questi nove giorni hanno imparato a conoscerli, sono diventati indifferenti alle richieste che appaiono strane e alla fretta.
Poi ci sono loro, i turisti, che nel fine settimana in cui si temeva il maltempo col rischio inabissamento si sono invece goduti il sole, magari con un picnic sugli scogli fuori stagione, guardando il gigante della Costa circondato da barriere galleggianti anti-inquinamento e imbarcazioni di soccorritori e tecnici al lavoro.
“Fanno come all’Aquila (dopo il terremoto) e ad Avetrana (per l’omicidio di Sara Scazzi), che prendevano gli autobus per andare a vedere…”, dice una commerciante di Giglio Porto, che preferisce non essere citata, parlando dei turisti che dai traghetti si sono riversati sull’isola.
“Me la sogno di notte l’isola com’era d’inverno!”, aggiunge, nostalgica. (Antonella Cinelli – Reuters)

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