Figlio di un bancario di Bovalino, ucciso a Locri nel 1989, da piccolo ha lasciato la Calabria con la famiglia

Il giornalista Giovanni Tizian sotto scorta a Modena

Giovanni Tizian

MODENA – Un giornalista di 29 anni, collaboratore della “Gazzetta di Modena”, Giovanni Tizian, che si occupa di criminalità organizzata, da una quindicina di giorni vive sotto scorta. Lo riporta in prima pagina il quotidiano modenese che pubblica anche un commento del direttore Antonio Ramenghi, intitolato “L’intimidazione non fermerà il nostro lavoro”.
Le inchieste di Tizian sulle infiltrazioni mafiose al Nord poche settimane fa sono diventate anche un libro, “Gotica, ‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”, edito da Round Robin: 300 pagine sui loro interessi nell’economia legale, fra corruzione, usura e riciclaggio. Gli articoli del giornalista su cosche e clan sono comparsi numerosi sulla “Gazzetta di Modena” dal 2006, quando ha iniziato l’attività pubblicistica.
Laureato in Criminologia con una tesi sulle ramificazioni internazionali della ‘ndrangheta, collabora anche con i quotidiani online Linkiesta.it e Lettera43.it e con il mensile Narcomafie, la rivista del gruppo Abele di don Luigi Ciotti.
Al giornalismo ha affiancato l’impegno civile e sociale: fa parte dell’associazione daSud, associazione antimafia con sede a Roma costituita nel 2005 da giovani emigranti meridionali che non hanno intenzione di lasciare le loro terre in mano alle cosche.
E’ la seconda volta che la mafia sconvolge la vita di Tizian: nell’estate ’89, quando aveva sette anni, a Bovalino, nella Locride, suo padre fu ucciso a colpi di lupara. Era funzionario di banca e gli spararono mentre tornava a casa. Dopo cinque anni il trasferimento della famiglia a Modena, per cercare di ricostruire un po’ di tranquillità e di serenità.
Ora il suo mondo si è improvvisamente ristretto: “Cerco di trovare il modo – dice – di continuare a fare questo mestiere, e sono sicuro che lo troverò. Non ho quella libertà di movimento che mi servirebbe, ma mica ci rinuncio. Non penso che un giornalista possa cambiare il mondo, ma credo nell’utilità sociale del mestiere di giornalista”.
Tizian spiega di aver saputo che gli era stata assegnata una scorta una quindicina di giorni fa: “Stavo per pranzare quando mi hanno chiamato sul cellulare dicendomi che ero esposto a un rischio e che per tutelarmi, e permettermi di proseguire nel mio lavoro, avrei avuto la protezione delle forze dell’ordine. Sul momento non mi sono reso conto di cosa avrebbe significato. Poi già verso sera ho cominciato a capire”.
Gli agenti gli devono, per così dire, “coprire le spalle” finché le acque non si saranno calmate. “Hanno deciso di dargli una scorta armata perché evidentemente minacciato, non sappiamo da chi e come, ma gli investigatori lo sanno”, rileva Ramenghi, che aggiunge come Giovanni Tizian “non è per nulla intimorito dalle minacce” e “continuerà a fare il suo lavoro come noi continueremo il nostro senza cedimenti, e anzi con maggiore attenzione e determinazione. So che per Giovanni sono giorni difficili, come lo sono per i colleghi che da tempo vivono in quelle condizioni (penso ai miei amici Roberto Saviano e Lirio Abbate, e a Rosaria Capacchione e alla mezza dozzina di sindacalisti sotto scorta). Staremo vicini a Giovanni e con lui continueremo, come sempre, nel nostro lavoro”.
Da Catania, intanto – Sos Impresa e Rete per la legalità in una nota esprimono solidarietà al giornalista freelance Giovanni Tizian, sotto scorta dal 22 dicembre scorso a Modena, e annunciano la loro adesione alla campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian”, promossa dall’Associazione daSud “per organizzare iniziative, presentazioni, dibattiti e campagne web a sostegno del giornalista precario”.
“Così nella civilissima Emilia Romagna – affermano in una nota le due associazioni – può accadere che a Giovanni Tizian, un giornalista precario di 29 anni, impegnato sul fronte antimafia con l’associazione daSud, venga assegnata una scorta per il suo lavoro di inchiesta. Un percorso fatto in solitudine, lontano dalla ribalta. Precario, senza tutele”. Il giornalista è figlio di Giuseppe Tizian, un bancario di 36 anni di Bovalino Reggio Calabria, ucciso a Locri il 23 ottobre del 1989. (Ansa).

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE DELLA GAZZETTA DI MODENA
“L’intimidazione non fermerà il nostro lavoro”

Giovanni Tizian vive sotto scorta da una quindicina di giorni. Non ce lo aveva neppure detto e lo abbiamo scoperto quando è venuto in redazione accompagnato dai suoi “angeli custodi”. Hanno deciso di dargli una scorta armata perché evidentemente minacciato, non sappiamo da chi e come, ma gli investigatori lo sanno. Giovanni è un nostro collaboratore da anni e da anni scrive sulla malavita organizzata e, soprattutto, sulla sua espansione al nord, in particolare nella nostra provincia.
Tanti articoli, non solo per il nostro giornale e, di recente, un libro “Gotica” che racconta come le mafie hanno varcato la storica linea insediandosi con attività classiche di malaffare e anche, e soprattutto, con attività apparentemente lecite, inquinando il tessuto economico e sociale delle nostre terre.
Giovanni non è per nulla intimorito dalle minacce, pur avendo subito da ragazzo, quando aveva solo sette anni, la perdita del padre bancario ucciso a lupara dalla ’ndrangheta nella Locride. Continuerà a fare il suo lavoro, come noi continueremo il nostro senza cedimenti e anzi con maggiore attenzione e determinazione.
So che per Giovanni sono giorni difficili, come lo sono per i colleghi che da tempo vivono in quella condizione (penso ai miei amici Roberto Saviano e Lirio Abbate, e a Rosaria Capacchione e alla mezza dozzina di sindacalisti sotto scorta).
Staremo vicino a Giovanni e con lui continueremo, come sempre, nel nostro lavoro.
Antonio Ramenghi
direttore della “Gazzetta di Modena”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *