Il New York Times denuncia intimidazioni, arresti e macchinazioni finanziarie per corrompere e controllare giornali e tv

Turchia: Erdogan reprime la libertà di stampa

Recep Tayyip Erdogan

Una manifestazione dei giornalisti turchi

ANKARA (Turchia) – Il New York Times, in un articolo pubblicato ieri, sottolinea che il governo del premier Recep Tayyip Erdogan sta “reprimendo la libertà di stampa” in Turchia e per questo si “attenua il fulgore democratico” del paese islamico moderato indicato come modello per la Primavera araba.
L’autorevole quotidiano statunitense sostiene che la libertà di stampa in Turchia viene conculcata “attraverso una misto di intimidazioni, arresti e macchinazioni finanziarie che nel 2008 hanno incluso la vendita di un giornale di spicco e di una rete televisiva a una società legata al genero del primo ministro”.
L’articolo del New York Times (Nyt) sottolinea, in particolare, il caso di un giornalista investigativo di fama internazionale, Nedim Sener, sotto processo con l’accusa di complicità in un presunto tentativo di colpo di stato anti-Erdogan: secondo la difesa, Sener viene, però, punito con una lunga custodia cautelare solo per aver indagato per 20 anni sulla corruzione nel governo ed è ora alla sbarra assieme ad un collega, Ahmet Sik, che ha scritto sulle infiltrazioni islamiche nelle forze di sicurezza.
Il Nyt, fra l’altro, ricorda anche che nel marzo scorso l’unico premio Nobel per la letturatura turco, Orhan Pamuk, è stato multato per una frase sulle uccisioni di curdi e armeni e che il mese scorso molti giornalisti sono stati arrestati per presunti legami con il separatismo curdo. Secondo l’Unione dei giornalisti di Turchia sono, dunque, ora 97, più che in Cina, i cronisti, editori e altri operatori del settore dei media rinchiusi in carcese anche se il governo sostiene che in galera solo per quel che hanno scritto sono quattro persone.
Il quotidiano di New York, inoltre, accredita la stima di 15 mila riferendosi al numero di siti internet bloccati dalla censura governativa su internet in Turchia.
Intanto, la Commissione Ue continua a monitorare “da vicino” i processi in corso in Turchia contro giornalisti. Lo ha ribadito oggi a Bruxelles, Peter Stano, portavoce del commissario Ue all’Allargamento, Stefan Fule. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Stano ha sottolineato che “’la libertà di espressione gioca un ruolo molto importante nel processo di adesione”.
Il portavoce dell’esecutivo di Bruxelles ha ricordato come lo stesso commissario Fule, nel dicembre scorso, abbia espresso “preoccupazione” per i recenti arresti di giornalisti e pur esprimendo “solidarietà nella lotta contro il terrorismo”, ha manifestato perplessità sulla legislazione vigente in Turchia “che consente diverse interpretazioni sulle possibili azioni nei confronti dei media”. (Ansamed)

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