ISLAMABAD (Pakistan) – Era atteso per novembre il verdetto della commissione di indagine sull’omicidio del giornalista pakistano Syed Saleem Shahzad, corrispondente di Aki/Adnkronos International trovato morto il 31 maggio scorso a 150 chilometri da Islamabad. Lo ricorda il cognato di Shahzad, Hamza Amer, ad Aki.
“Il verdetto doveva essere annunciato a novembre, come aveva detto il presidente del Sindacato federale dei giornalisti del Pakistan, Pervaiz Shaukat – spiega – ma finora i membri della commissione non hanno annunciato sviluppi”.
Inoltre, spiega Amer, “finora le indagini non hanno portato ad alcuna prova concreta, ma gli ultimi sviluppi indicano che le autorità sono entrate nelle e-mail di Saleem per raccogliere maggiori informazioni”.
Secondo, invece, quanto denunciato dal giornale pakistano “The Express Tribune”, il traffico telefonico di Shahzad è stato cancellato dal 12 maggio al 29, giorno della sua scomparsa.
Al momento le indagini sull’assassinio del giornalista, uno dei pochi ad aver avuto accesso alle roccaforti dei miliziani di al-Qaeda e dei Talebani, vengono condotte su tre livelli: dalla polizia del Punjab, dalla polizia di Islamabad e dalla commissione di indagini della Corte suprema del Pakistan.
“Considerato che la commissione della Corte suprema sta ancora conducendo indagini sull’omicidio, guidate dal giudice Saqib Nisar, non è stato nominato un avvocato”, ha aggiunto Amer. Le indagini sul cadevere di Saleem hanno mostrato segni di pestaggi e torture. L’omicidio non è mai stato rivendicato e il primo ministro pakistano Yousuf Gilani ha disposto la creazione di una commissione d’inchiesta congiunta per far luce sull’assassinio e per assicurare i responsabili alla giustizia.
Corrispondente di Aki/Adnkronos dal 2004, prima di morire a 39 anni Shahzad aveva scritto un libro intitolato “Inside Al-Qaeda and the Taliban: Beyond Bin Laden and 9/11” (ed. Pluto Press), uscito in Gran Bretagna lo scorso 20 maggio e disponibile anche sul sito di “Amazon”. Sposato con Anita e padre di tre figli, oltre a essere il corrispondente di Aki è stato il capo dell’ufficio pakistano di Asia Times Online ed era membro dell’Unità di ricerca in sicurezza pakistana dell’Università di Bradford. E’ seppellito a Karachi, dove era nato nel 1970. (Adnkronos/Aki)
Era atteso per novembre il verdetto della Commissione sull’assassinio del giornalista pakistano. Cancellate telefonate