MILANO – Il Tg1 ha la stessa credibilità e affidabilità, nel selezionare le notizie e nell’offerta, del Tg4 e Studioaperto: è questo uno dei dati che emerge dalla mappa dei tg secondo la percezione degli spettatori, sulla base di uno studio presentato ieri da Massimo Scaglioni, dell’Università Cattolica di Milano, nel corso di una tavola rotonda sull’informazione.
“Ai tg gli spettatori chiedono di selezionare le notizie veramente importanti e quindi di non nasconderle – spiega Scaglioni – Abbiamo realizzato una mappa dei tg secondo la percezione degli utenti circa la credibilità e l’estensione dell’offerta delle notizie”.
Così si è visto che il Tg1 “é stato paragonato alle reti commerciali – continua Scaglioni – mentre sono percepiti come servizio pubblico Tg3, il Tg de La7 e quello di Skytg24 per la loro estensione e quantità”.
Ma a “bocciare” il tg della Rai sono arrivati anche altri dati. Come quelli di una ricerca condotta in 11 Paesi (Usa, Canada, Uk, Giappone, Sud Corea, Australia, India, Colombia, Italia, Grecia e Norvegia) e presentata da Gianpietro Mazzoleni dell’università degli Studi di Milano.
“In Italia sono stati analizzati Tg1, Skytg24, Corriere della Sera e la Repubblica – sottolinea – e si è visto che la rete pubblica italiana è quella che ha approfondito meno e dato meno hard news, quelle le notizie di economia, politica e giustizia, rispetto ai media commerciali”.
I tg commerciali sono risultati i più attivi nel sottolineare le implicazioni sociali delle notizie, mentre quelli pubblici i “più attenti a personalizzare”. Non solo. Anche se negli ultimi 2-3 anni i cittadini si sono mostrati più interessati ai temi dell’occupazione, tutela sociale e crescita economica a causa della crisi economica, il Tg1 nel 2010 e 2011 ha parlato principalmente di politica, costume e società e criminalità, come rileva il presidente dell’Ipsos, Nando Pagnoncelli: “Dai i dati dell’Osservatorio di Pavia vediamo che nel 2010 il Tg1 ha parlato di politica (18,2%), costume e società (12,8%) e criminalità (11,9%). Nel 2011 la politica rimane al primo posto, anche se in calo, con il 14,5%, la criminalità sale al 12% e il costume scende all’8,3%. Le notizie su giustizia e terrorismo sono state invece il 9,9%”. (Ansa)
“Ai tg gli spettatori chiedono di selezionare le notizie veramente importanti e quindi di non nasconderle – spiega Scaglioni – Abbiamo realizzato una mappa dei tg secondo la percezione degli utenti circa la credibilità e l’estensione dell’offerta delle notizie”.
Così si è visto che il Tg1 “é stato paragonato alle reti commerciali – continua Scaglioni – mentre sono percepiti come servizio pubblico Tg3, il Tg de La7 e quello di Skytg24 per la loro estensione e quantità”.
Ma a “bocciare” il tg della Rai sono arrivati anche altri dati. Come quelli di una ricerca condotta in 11 Paesi (Usa, Canada, Uk, Giappone, Sud Corea, Australia, India, Colombia, Italia, Grecia e Norvegia) e presentata da Gianpietro Mazzoleni dell’università degli Studi di Milano.
“In Italia sono stati analizzati Tg1, Skytg24, Corriere della Sera e la Repubblica – sottolinea – e si è visto che la rete pubblica italiana è quella che ha approfondito meno e dato meno hard news, quelle le notizie di economia, politica e giustizia, rispetto ai media commerciali”.
I tg commerciali sono risultati i più attivi nel sottolineare le implicazioni sociali delle notizie, mentre quelli pubblici i “più attenti a personalizzare”. Non solo. Anche se negli ultimi 2-3 anni i cittadini si sono mostrati più interessati ai temi dell’occupazione, tutela sociale e crescita economica a causa della crisi economica, il Tg1 nel 2010 e 2011 ha parlato principalmente di politica, costume e società e criminalità, come rileva il presidente dell’Ipsos, Nando Pagnoncelli: “Dai i dati dell’Osservatorio di Pavia vediamo che nel 2010 il Tg1 ha parlato di politica (18,2%), costume e società (12,8%) e criminalità (11,9%). Nel 2011 la politica rimane al primo posto, anche se in calo, con il 14,5%, la criminalità sale al 12% e il costume scende all’8,3%. Le notizie su giustizia e terrorismo sono state invece il 9,9%”. (Ansa)