Il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, contesta che i verbali passino dai magistrati ai giornalisti

“Intercettazioni: pubblicare una sintesi non è reato”

Armando Spataro

CATANIA – “Abuso nelle intercettazioni? No lo escludo. Non condivido questa idea e l’ho detto a una mia collega milanese, spiegando che non ho assolutamente condiviso quanto da lei affermato. Sono i giudici che valutano i provvedimenti dei pubblici ministeri e bisogna rispettare le loro decisioni”. Così il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, a margine del congresso nazionale dell’Associazione italiana giovani avvocati a Catania.
“Sulle intercettazioni – ha osservato Spataro – la situazione è semplice: dal 1998 c’è un progetto di legge che prevede di tutelare la privacy estendendo il regime di segretezza fino a quando un giudice in camera di consiglio ascolta pm e avvocati, decide quali siano quelle rilevanti e sulle altre rimane il segreto. Una norma di quattro righe che non si approva perché il tema della privacy paga sul piano mediatico e lo si usa e se ne abusa per il semplice fine di destrutturare le intercettazioni che servono contro ogni tipo di criminalità e, in particolare, rispetto ai crimini dei cosiddetti ‘colletti bianchi’”.
Spataro ha contestato anche l’affermazione che i verbali sarebbero passati da magistrati ai giornalisti: “Chi dice questo non spiega alla gente che nel momento in cui gli atti sono depositati per gli avvocati cade la loro segretezza, quindi il giornalista che ne pubblica una sintesi non commette reato. Allora si intervenga su questi temi e non si lasci passare l’idea che siano fughe pilotate da magistrati, è offensivo questo oltre che falso”. (Agi)

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