ROMA – Il Sottosegretario Bonaiuti ha rappresentato oggi alla Camera realisticamente il quadro di criticità e di interventi necessari perché il settore dell’editoria torni ad essere motore di sviluppo e ha anche indicato alcuni indirizzi d’intervento significativi in favore di occupazione professionale e separazione fiscale tra i valori commerciali dei contenuti editoriali e quelli dei gadget. Ma ciò che manca sinora è l’impegno reale del Governo per una riforma che non si può fare senza soldi e che corrisponda a un disegno strategico e di sistema.
Bonaiuti, con responsabilità, sta impostando un lavoro concreto, ma se il Governo non se ne farà carico, sarà complice di un disastro e la responsabilità sarà politica dell’esecutivo.
I tempi brevi entro i quali il Sottosegretario vuole concludere il processo tecnico-consultivo con le parti sociali, per un aggiornamento della legge quanto più possibile condiviso, corrispondono all’esigenza di un’emergenza reale che rischia, altrimenti, di portare alla chiusura un centinaio di imprese editoriali in cooperativa, no profit e di idee e di mettere in pericolo la specialità della stampa italiana all’estero, con la perdita complessiva di quattromila posti di lavoro.
Ecco perché agli indirizzi giusti non possono non corrispondere poste di bilancio giuste e adeguate. L’affermazione di Bonaiuti che, allo stato delle cose, “soldi non ci sono e non siamo in grado di stamparli”, può essere veritiera in relazione alla condizione dei conti pubblici, ma non è in grado assolutamente di sostenere scelte riformiste.
Al Governo è chiesta un’assunzione collegiale di responsabilità e coraggio. Va abbandonata la tragica scelta dei tagli lineari di spesa per prendere, invece, la strada della selezione degli interventi sulla base di obiettivi strategici. L’editoria e l’informazione professionale non possono non stare entro questa linea, se davvero c’è una qualche azione a favore dello sviluppo. E il Governo abbia il coraggio di applicare un’aliquota di imposta sulla pubblicità televisiva, per recuperare i fondi necessari e fare un minimo di giustizia dell’attuale squilibrio pubblicitario.
Il rigore nell’assegnazione di contributi deve diventare ancora più stringente. Consistenza reale dell’attività editoriale, organizzazione imprenditoriale e soprattutto occupazione professionale devono essere i parametri da privilegiare per qualsiasi forma di sostegno pubblico in stretta relazione alla corretta applicazione della disciplina del lavoro per il settore e al rispetto degli obblighi sociali; sia per i dipendenti sia per i lavoratori autonomi, spesso precari. La nuova legge, quindi, deve contenere un chiaro obiettivo di lotta al precariato giornalistico e ai fenomeni di elusione fiscale e di evasione contributiva. La Fnsi concorrerà ulteriormente al confronto a Palazzo Chigi, con serietà e concretezza.