Lo ribadisce il segretario della Fnsi che replica a Bonaiuti: “Vogliamo una riforma che non sia fatta solo di annunci”

Editoria: “Servono scelte nette e coraggiose”

Paolo Bonaiuti

Franco Siddi

ROMA – E’ apprezzabile la volontà del Sottosegretario all’Editoria, Bonaiuti, di riavviare un confronto serrato tra le parti sociali per la riforma della legge di settore, ma occorre chiarire prima quali siano le risorse disponibili. Se saranno confermati drastici i tagli dei fondi per il sistema industriale dell’informazione, un centinaio di testate rischieranno la chiusura e quattromila persone il posto di lavoro.
La Fnsi, disponibile fino in fondo al confronto, come già ha fatto nella prima riunione di ieri a Palazzo Chigi, non potrà considerare riforme le buone intenzioni e non darà mai alcuna copertura a operazioni di bilancio decise fuori da una logica di sviluppo e di sistema come avvenuto finora. Servono scelte coraggiose e nette che comincino a rompere, per esempio, lo squilibrio del mercato pubblicitario se si vuole contenere la spesa pubblica non solo per quanto riguarda i contributi, ma soprattutto per quanto riguarda gli oneri per gli ammortizzatori sociali che una crisi indotta dalle assenze dello Stato può far precipitare rapidamente.
La Fnsi nei giorni scorsi ha avanzato una proposta in cui chiede risposte precise al Governo: introdurre una tassa sulla pubblicità delle televisioni per creare un fondo a sostegno dell’editoria che si misuri sui parametri dell’occupazione e della diffusione; operazione possibile anche con manovre sull’Iva dei prodotti allegati.
Altre proposte di razionalizzazione sono sul Tavolo e note al Sottosegretario Bonaiuti, sia per la qualificazione professionale, che per la lotta al precariato, gli interventi di socialità per il lavoro autonomo, un welfare attivo per l’occupazione, la distribuzione dei media, la trasformazione industriale e lo sviluppo.
Nessuna riforma può partire con l’idea che, a prescindere, si riducono gli obblighi finanziari dello Stato per sostenere un bene pubblico come l’informazione e soprattutto il pluralismo e l’occupazione professionale.
La tolleranza zero verso operatori non chiari o abusi va confermata, ma l’eventuale risparmio di risorse da questo genere di interventi non va sottratta al settore e deve essere ripartita tra chi fa le cose secondo le regole.
I fondi vanno assicurati primariamente alle cooperative e alle società non commerciali impegnate sul terreno della diffusione delle idee plurali e a sostegno dell’occupazione che ne garantisce professionalmente la qualità, tra i media italiani e quelli degli italiani all’estero (per i quali i parametri dovranno essere specifici).
Prima si definisce il quadro e poi si valutano le risorse necessarie e su queste il Governo sarà chiamato a fare scelte strategiche. C’è certamente il nodo della crisi finanziaria e dei conti pubblici ma la logica dei tagli lineari è insopportabile.
Serve subito la certezza sulle risorse per la fase di transizione che si apre, perché altrimenti qualsiasi intervento avverrebbe a “babbo morto”.
Gli appuntamenti del Sottosegretario in Parlamento, chiamato nei prossimi giorni a riferire alla Camera, saranno la prima cartina di tornasole per valutare se davvero c’é la determinazione per una riforma che non sia solo fatta di annunci. Siamo all’ultima chiamata.

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