Giorgio Gosetti
Non è certo per caso che proprio a lui si ispirò Federico Fellini per costruire il personaggio di Marcello, cronista cinico e timido di “La dolce vita”. In quegli anni il vero Jacopetti aveva tutta Via Veneto ai suoi piedi: era stato giornalista d’assalto, detenuto in carcere, protagonista di polemiche e processi, cacciatore di donne e sedotto dalle donne. Occhi azzurrissimi, cipiglio ribelle, capelli neri, eterno sorriso beffardo, si era fatto largo da solo nel mondo dell’informazione e del cinematografo.
Si è sempre, invece, definito “liberale e anticomunista”, venerava il suo primo direttore di giornale, Indro Montanelli, e alla sua visione laica del mondo si ispirava. Lo conobbe subito dopo la guerra, che aveva vissuto da volontario e poi da partigiano, ma sempre onesto nel dichiarare la grande fascinazione che su di lui aveva avuto il mito del Duce.
Era il 1961 e “Mondo cane” fece il giro del mondo con un effetto a sensazione che fruttò clamorosi incassi e dure polemiche. La colonna sonora di Riz Ortolani (“More”) divenne la sigla sonora di quel decennio. Dopo un “sequel” realizzato di malavoglia, altri titoli come “La donna nel mondo” (con Paolo Cavara) e “Addio Zio Tom”, Jacopetti torna a far parlare di sé in modo clamoroso con “Africa addio” del 1964 sui guasti e le storture della fine del colonialismo.
La ricetta del successo è sempre la stessa, un genere di cinema documentario soggettivo e provocatorio che resta indissolubile dal suo nome: immagini a sensazione, punto di vista cinico ed anticonvenzionale, indifferenza ai modelli etici della chiesa e del comunismo, individualismo ostentato e aggressivo.
“All’inizio degli anni ’80 mi chiamò perfino Berlusconi – ha raccontato – che voleva affidarmi le sue televisioni ma poi mi spiegò che non poteva per il veto dei socialisti. Oggi che è un po’ in disarmo mi verrebbe voglia di cercarlo: sono fatto così, mi piacciono i perdenti”. Intanto nella vita privata gli anni ’60 di Jacopetti fu altrettanto tumultuosa: lasciata la prima moglie si fidanzò, per la gioia dei paparazzi, con l’attrice Belinda Lee. Ebbe con lei un terribile incidente d’auto, rimase a lungo dipendente dalle droghe, mise al mondo una figlia adorata.
Un paio di film sfortunati sempre appartenenti al modello originale (l’ultimo fu “Mondo Candido’”, gli chiusero le porte del cinema e cominciò un lento declino raccontato di recente nel libro/intervista “Mondo cane addio”, pubblicato su internet nel 2010 da Marcello Bussi.
Difficile ancor oggi dire chi sia stato Gualtiero Jacopetti: certamente un innovatore del linguaggio giornalistico e del documentario, certamente un “cane sciolto” prima sopravvalutato e poi esecrato; certamente un uomo solo incapace di uscire dal cerchio della sua bravura e delle sue ossessioni. Jacopetti sarà cremato e sepolto nel cimitero degli inglesi a Roma accanto a Belinda Lee.