
La sede del Messaggero a Roma
ROMA – “Un confronto su quelli che tutti dovremmo considerare un patrimonio da tutelare e non «servi della gleba», di cui disporre a piacimento senza rispettarne i diritti”, viene chiesto dalle associazioni regionali di stampa di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria al direttore del Messaggero, Mario Orfeo. In una lettera aperta al direttore del quotidiano romano, Paolo Butturini (segretario dell’Associazione Stampa Romana), Marta Cicci (presidente dell’Associazione Stampa Umbra), Roberto Mencarini (segretario del Sindacato Giornalisti delle Marche) e Lodovico Petrarca (segretario dell’Associazione Stampa Abruzzese) chiedono, infatti, a Mario Orfeo un suo intervento urgente a difesa dei collaboratori “sia per il ruolo che ti attribuisce l’articolo 6 del contratto nazionale, sia per essere tu, come primus inter pares dell’intero corpo giornalistico, il principale interprete della clausola di solidarietà richiamata nell’articolo 2 della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti”.
“Da qualche tempo – denunciano i rappresentanti del sindacato dei giornalisti – l’azienda sta perpetrando una politica di penalizzazione professionale ed economica nei confronti dei collaboratori. Non dobbiamo certo spiegare a te – fanno osservare al direttore – il ruolo centrale che questi colleghi assumono in qualsiasi quotidiano, tanto più quando si tratta di una testata, come quella che dirigi, così radicata nei territori di varie regioni.
L’azienda, invece, sembra non tenere conto di questo e sta imponendo un ulteriore taglio ai compensi dei collaboratori, il terzo nel giro di poco tempo, per di più retrodatandolo agli inizi di luglio”. Una scelta, a giudizio di Butturini, Cicci, Mencarini e Petrarca, di “macelleria professionale” che “lede la dignità, ancor prima che le tasche, di questi nostri colleghi”.
Per il sindacato dei giornalisti è, quindi, “arrivato il momento di porre un freno e invertire questa deriva che scarica sui più deboli e meno protetti un contenimento dei costi che, per altro, contraddice le affermazioni di sviluppo e di radicamento territoriale più volte declinate ai tavoli sindacali”.