Definì “ubriachi" i consiglieri che lo avevano sottoposto ad azione disciplinare per violazione della Carta di Treviso

Emilio Fede dovrà risarcire l’Odg del Lazio

Bruno Tucci

Emilio Fede

ROMA – La Suprema Corte di Cassazione, oggi, ha condannato Emilio Fede al risarcimento di 40mila euro in favore dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. Alla somma vanno, inoltre, aggiunti 5 mila euro di sanzioni pecunarie. Il direttore del Tg4 aveva, infatti, qualificato “ubriachi” i consiglieri dell’Ordine dei giornalisti che lo avevano sottoposto a provvedimento disciplinare per violazione della “Carta di Treviso”, avendo mandato in onda immagini sulla pedofilia.
Nell’occasione, Emilio Fede aveva, inoltre, accusato il consiglio regionale dell’Ordine di “utilizzare l’organismo istituzionale a fini politici”. Nel 2003, in primo grado, il Tribunale di Roma (giudice Anna Maria Pagliari) lo aveva riconosciuto colpevole, condannandolo ad un risarcimento di 45mila euro. “Risarcimento – aveva subito precisato il presidente dell’Odg del Lazio, Bruno Tucci – che verrà devoluto in beneficenza”.
La vicenda era stata, inoltre, animata dalla reazione di Emilio Fede al comunicato stampa diffuso dell’Ordine laziale. “E’ semplicemente vergognoso – aveva detto il direttore del Tg4 -che il signor Bruno Tucci abbia dato notizie alle agenzie della mia condanna per presunte offese ai colleghi componenti dell’Ordine dei giornalisti di Lazio-Molise…anche perché dimentica di informare che l’accusa a me rivolta di violazione della Carta di Treviso per le immagini sulla pedofilia, non mi riguardava e l’Ordine nazionale mi ha prosciolto. Prima di destinare la richiesta di risarcimento a qualcuno – affermava Fede – sarà meglio che Tucci attenda la soluzione definitiva della vicenda. In più nei confronti di un collega si chiede un risarcimento simbolico non di 45 mila euro”.
Il direttore del Tg4, come se non bastasse, aveva annunciato “eventuali azioni legali” sostenendo di non riconoscersi “in un presidente dell’Ordine che assume un atteggiamento che è poco definire inqualificabile. Non è così – concludeva – che si tutela la nostra categoria. A mio avviso Tucci è indegno di esserne fra i vertici”. Parole costate care al direttore del Tg4 che è stato condannato in tutti i tre gradi di giudizio.
La Suprema Corte ha, dunque, ritenuto diffamatoria l’espressione “ubriachi”, bocciando la tesi difensiva secondo la quale andasse interpretata come “reazione all’ingiusta apertura di una azione disciplinare”. Ravvisata la diffamazione anche nell’accusa all’Ordine dei giornalisti del Lazio di utilizzo “a fini politici” di un organismo istituzionale. 
Secondo la Cassazione, il tentativo di giustificare la “particolare vivacità e l’utilizzo di espressioni forti” confermerebbe, la consapevolezza del “carattere offensivo delle espressioni usate”.

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