Il giornalista fiorentino, caustico più che mai, ospite dell’ottava serata di Tabularasa

Oliviero Beha: “L’Italia? Un Paese di lotofagi”

Grazia Candido

Oliviero Beha

REGGIO CALABRIA – Torna in riva allo Stretto un amico di Urba – Strill.it, Oliviero Beha. Noto giornalista considerato da qualcuno una voce un po’ scomoda forse per la sua schiettezza o per essere fuori sincrono rispetto al pensiero dominante, (lo avevamo incontrato un anno fa, alla rassegna libraria “Leggere per capire, parlare per condividere”, evento organizzato dall’associazione Urba) e ritorna per parlare questa volta non di “mostri” ma di quell’ “Italia scandalosa”  che, nonostante i tanti problemi, “non vuole morire”.
Per l’ottavo appuntamento del Contest “Tabulrasa 2011 – Lo Scandalo” alla “Luna ribelle”, il noto giornalista fiorentino, una delle penne più apprezzate dell’ultimo ventennio ma anche il giornalista più osteggiato e censurato, delinea un quadro disarmante di un paese che “si salverà per iniziative culturali, come questa, di qualche gruppo che contagerà qualche altro  – esordisce Beha –  C’è un’arretratezza culturale e una crisi economica forte che morde i polpacci del Paese. Questo Paese non è ancora morto, non deve e non vuole morire e la voglia di alcune persone di parlare e di chiedere è un mezzo da non sottovalutare. Abbiamo  una classe dirigente di Ogm e, basta chiacchierare con gli autisti delle auto blu, per sapere le nefandezze dei politici. Per molti anni, i politici non ci hanno raccontato tante cose e continuano a prenderci per i fondelli. La politica condiziona l’informazione.
Da almeno 18 anni,  si è creato un meccanismo perverso, il maggioritario dell’informazione: in questo paese il maggioritario non si è mai realizzato del tutto perché non conveniva alla politica. Nell’informazione invece, il maggioritario si è affermato e, tra le altre cose, è andato bene a molti miei colleghi. Ma questo meccanismo ha rovinato le nostre teste: il giornalista  deve essere libero di raccontare tutto e non solo cose di parte. Il problema non è se si è con o contro Berlusconi ma che non ci sia libertà di stampa. La libertà è di scrivere di tutti senza fare sconti. Ecco la casta che sostiene questo sistema. Ma di chi ci fidiamo? – domanda Beha ai tanti presenti  – Il Berlusconismo impazza da 20 anni e il nostro paese da suddito è passato a consumatore”.
Incalzato dalle domande dei giornalisti Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, l’autore si sofferma sul percorso storico-politico dell’Italia e tuona perché “in questo Paese non c’è memoria”.
“L’Italia è stanca, è vecchia, è impoverita. Se non si ricomincia dal basso non arriverà da nessuna parte. Nella trasformazione, dal mondo contadino all’industrializzazione, si è persa la cultura popolare che fornisce l’intelligenza di un paese. C’è stata una regressione totale di questo tipo di cultura e cosa ci è rimasto? La televisione ci mostra una marea di porcate ma noi continuiamo a vederle. Io sono innamorato delle associazione di idee. La realtà va raccontata a mosaico Non capiamo mai niente non perché non ci dicono le cose ma perché ci danno spezzoncini di realtà senza metterli vicino”.
Beha si arrabbia quando parla del suo “Paese che però non ha memoria, è un Paese di lotofagi, mangiatori di loto. Si è passati dal consumo al consumo elevato al cubo – continua – pensiamo che la responsabilità sia di Berlusconi ma per distruggere il paese ci voleva uno più bravo di lui. Magari possiamo parlare di responsabilità di colpe, tutti sono responsabili, ognuno ha fatto qualcosa per seppellire la nostra Italia”.
Il giornalista è un fiume in piena, ne ha per tutti e, soprattutto, ricorda tutto. “A gestire il nostro denaro pubblico sono sempre gli stessi – continua Beha – C’è sempre stato un conflitto di interesse ma secondo voi è mai possibile che solo Berlusconi abbia partecipato al crollo di questo paese? Non credo proprio. Ognuno ha fatto la sua parte. Io non so come sono gli italiani e non mi posso arrogarmi il diritto di dire di conoscerli bene – aggiunge ancora –  Questo paese ancora non è affondato, ancora galleggia ma dobbiamo deciderci a rifondarlo. Ci sono tanti italiani per bene che sono stufi di questo andazzo, occorre ridare un po’ di dignità a questo paese, è indispensabile”.
Beha non si ferma nemmeno ad un improvviso blackout e scende dal palco continuando a parlare alla gente della “mentalità mafiosa dell’Italia, della classe dirigente che non  si fa domande e di un sistema mediatico spaventoso che serve come i camerieri”.
“Abbiamo bisogno di una scossa forte – continua  il giornalista – dobbiamo ricominciare dalle prime necessità, ricominciare a pensare alle migrazioni di giovani che vanno all’estero per realizzare i loro sogni, ricominciare ad essere riequilibrati. Dal basso deve partire una politica civile. Questo è un paese che non ha più coraggio di guardarsi negli occhi”.
Quindi da dove ricostruire questo Paese? “Da queste iniziative, anche – conclude Beha –  organizzare serate in cui si parla, si ascolta è il primo passo. Dobbiamo salvare i valori locali, due italiani su tre non sanno decodificare i linguaggi,  c’è un alfabetismo di ritorno che mette paura e oggi, una delle cause dell’assenza di memoria è che c’è un sistema che sta modificando tutto il nostro patrimonio. Se non vogliamo essere più guidati dagli Ogm dobbiamo fare una ripulitina”.

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