Così il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che ricorda lo sciopero di quattro anni fa

Intercettazioni: “Il ddl Mastella non è la soluzione”

Franco Siddi

ROMA – “E’ incredibile e paradossale l’emozione convergente che, nelle ultime 48 ore, porta politici, anche di diverso segno, a dire che è urgentissimo impedire, per legge, la pubblicazione di notizie tratte da atti giudiziari relative a intercettazioni disposte dalla magistratura. E il ddl Mastella non è la soluzione”.
Lo dice il segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi, secondo il quale “i giornalisti, è bene ricordarlo, quattro anni fa scioperarono proprio in questi giorni (29/06/2007) contro il ddl Mastella, che prevedeva un vero e proprio abuso nel vietare l’informazione giudiziaria. Una legge bavaglio, appunto”.
“Certamente nella vicenda di cui si parla in questi giorni ci sono stati degli eccessi, a seconda dei punti di vista e di approccio, ma occorre – aggiunge ancora Siddi – avere ben chiaro che i giornali non stanno pubblicando notizie segrete, ma dando conto di atti giudiziari disponibili. Forse bisogna andare all’origine di quella documentazione. E, se un giornalista compie degli eccessi in materia di privacy, chiunque ne ravvisi un danno ricorra agli organi competenti, che vigilano sui codici deontologici, e ne chieda una valutazione immediata in quella sede”.
“Personalmente – sottolinea – non avrei mai pubblicato in quel modo una conversazione privata estrapolata dagli atti giudiziarie relativa a presunti comportamenti privati di una donna e di un ministro. Ma la scelta è personale e la valutazione di una sanzione spetta ad organi terzi, come l’Ordine dei giornalisti e il garante della privacy. Certo è che non si può invocare continuamente il bavaglio sulle intercettazioni ogni volta che da quel versante arrivano notizie clamorose di malaffare, di inquinamento del circuito democratico, di malfunzionamento, attraverso azioni corrosive, di enti ed aziende pubbliche, con cui spesso si colpiscono avversari e competitori”.
“Le vicende della cronaca degli ultimi mesi hanno, ahimé, proposto realtà molto delicate che colpiscono profondamente la serenità di persone che vanno tutelate fino in fondo: mogli o madri che hanno avuto la sfortuna di un marito o un figlio finito in galera e che, non essendo figure del potere, restano indifese, senza che si levi alcuno ad invocarne il rispetto, – conclude il segretario della Fnsi – ed esposte oltre la misura della decenza”.

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