Una praticante costretta a rinviare due volte l’esame per malattia, per sostenerlo deve ripagare l’onerosa tassa

Contro i “ladri di sogni” l’Odg rinunci ai 400 euro

La prova scritta dell’esame di idoneità professionale all’Ergife di Roma

ROMA – «Voglio sommergere i “ladri di sogni” con lo tsunami della verità». Fa un certo effetto rileggere il motto del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, a favore dei “tanti sfruttati da quei ladri di sogni e di verità che ci sono tra gli editori” su una piaga che “distrugge la vita di migliaia di giovani”.
“La verità – ripete in ogni dove Iacopino – è che sul terreno della moralità dei comportamenti di troppi editori la Fieg sceglie sempre la strada del silenzio”. Parole giuste e sagge, quelle del presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti.
Ma siamo proprio sicuri che i “ladri di sogni” abitino solo in via Piemonte?
Capita, infatti, che una praticante, Alessia Luccisano, per motivi di salute sia costretta a saltare le ultime due sessioni dell’esame di idoneità professionale. Il suo “sogno” è quello di fare la giornalista e, tra mille sacrifici, giunge all’esame per il “grande salto”.
Da alcuni anni il costo per sostenere l’esame (400 euro), è tutt’altro che simbolico e, per molti, rappresenta un sacrificio più oneroso di quelli che si è costretti ad affrontare per colpa dei vergognosi compensi corrisposti dagli editori “ladri di sogni”.
Alessia Luccisano lavora onestamente e, come tutti i precari non “figli di papà”, non naviga nell’oro. Presenta regolare domanda di partecipazione alla 107ª sessione del 5 aprile scorso allegando la ricevuta di 400 euro, ma è costretta a rinunciarvi per problemi di salute. Chiede, quindi, il “congelamento” della quota per la prossima sessione, ma si vede rispondere picche in quanto, a giudizio dell’Odg, il trasferimento era già avvenuto nella precedente sessione.
Dopo uno scambio di mail con la Segreteria del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, per chiarire l’equivoco, ieri Alessia Luccisano riceve la risposta definitiva: “Buongiorno. In effetti l’errore c’è stato. Nella sostanza, le cose non cambiano in quanto lei aveva fatto domanda di partecipazione alla sessione del 5 aprile e, non potendovi partecipare, in data 4 aprile u.s. aveva fatto richiesto di congelare la quota inviando una mail… La quota, detratti i diritti di segreteria che lei aveva puntualmente integrato per la sessione di giugno, può essere trasferita una sola volta. Mi dispiace, mi creda, ma ci sono delle delibere del Consiglio nazionale che dobbiamo applicare”.
Ai consiglieri nazionali riuniti a Roma da tre giorni, giriamo la domanda: siete stati voi a deliberare la “perdita” della quota di 400 euro anche in caso di giustificata non partecipazione alla prova d’esame?
Al presidente Iacopino un dubbio: simili delibere, se ci sono, non rischiano di confondere le idee alla “toc toc tribù”, costretta già a difendersi da tutte le specie di “ladri” e non solo di sogni?

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