MILANO – “Quell’insolente sguardo come di guerra”. Si intitola così l’editoriale di Avvenire che punta il dito contro il Giornale. Motivo della polemica l’attacco del quotidiano diretto da Alessandro Sallusti all’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Il giornale della Cei parla di un “nuovo stordente caso di capovolgimento e mistificazione della realtà gabellato per esercizio della professione giornalistica e del diritto di critica”.
Il riferimento è alla prima pagina di ieri in cui si parlava dell’incontro tra i cresimandi e Tettamanzi a San Siro che, sottolinea Avvenire, “è diventato l’argomento centrale di una livorosa e a tratti letteralmente insolente ricostruzione che lo ha sfigurato in comizio politico, nel quale il rosso della porpora e quello delle bandiere si sarebbero fusi e confusi e in culmine di un magistero presentato addirittura come nemico della fede cattolica.
Una pagina di insensata enormità polemica, che potrebbe risultare ridicola se non esibisse una tragica e tristissima maliziosità. Resa ancor più palese dal motivo di quella sventagliata di falsità che risiederebbe nelle parole con le quali il pastore della Chiesa ambrosiana aveva risposto a chi gli aveva chiesto della folla scesa in piazza per l’elezione del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia”.
Parole (“la gente in piazza non dovrebbe essere un’eccezione ma la normalità”, ha detto l’arcivescovo di Milano) che, osserva Avvenire, Tettamanzi ha usato a più riprese anche nelle amministrazioni precedenti. “L’arcivescovo – ricorda Avvenire – aveva chiuso l’incontro con i ragazzi prossimi alla Cresima suggerendo loro di meditare la pagina evangelica del Buon samaritano sin a scoprirci dentro il segreto della gioia. Potrebbe essere una buona e saggia riflessione anche per chi scrive sui giornali, e soprattutto sul Giornale, come se ogni volta partisse pieno d’ira per una guerra più che mai senza senso”.