Le nuove tecnologie aprono possibilità enormi, ma vanno vissute con un atteggiamento rispettoso

La chiesa è aperta ai nuovi media

Mons. Claudio Maria Celli

CITTA’ DEL VATICANO – “Le nuove tecnologie aprono possibilità enormi, ma vanno vissute con un atteggiamento di dialogo rispettoso”. All’indomani dell’incontro con 150 blogger riuniti in Vaticano per il primo meeting loro dedicato, il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, monsignor Claudio Maria Celli, è intervenuto, questa mattina, a Roma al seminario “Parola e parole”, organizzato dall’Azione Cattolica, ricordando l’«esperienza particolarmente viva» vissuta proprio ieri.
“Le nuove tecnologie – ha sottolineato monsignor Celli – mettono di fronte a noi possibilità prima inimmaginabili”. Il presidente del dicastero vaticano ha rilevato come “apparteniamo a una Chiesa che “è comunicazione, non fa soltanto comunicazione: anzi, se non comunica non è Chiesa”. E non si tratta di “comunicazione intellettuale”, quanto piuttosto “nella sua globalità è comunicazione al mistero d’amore di Dio”.
“La stessa celebrazione eucaristica – ha precisato – è un momento di comunicazione, così pure l’azione caritativa, perché dice al mondo cos’è la Chiesa”. Infine, “anche il silenzio è comunicazione”, ha osservato monsignor Celli ricordando l’ultima apparizione pubblica di Giovanni Paolo II: non poteva più parlare, eppure “comunicava all’uomo un messaggio che era grazia e ricchezza”.
Da qui l’invito a “recuperare il valore comunicativo del silenzio”. “L’indifferenza”, la “sacralizzazione della tecnica”, il “linguaggio”, sono le “tre sfide culturali da non subire, ma interpretare creativamente” nel contesto dei nuovi media digitali secondo monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, intervenuto al seminario promosso dall’Azione Cattolica.
Indifferenza “è il concetto dell’indistinzione, dove nulla ha valore in sè”; “una cultura dell’indifferenza – ha messo in guardia monsignor Pompili – finisce per essere giocata sull’emotività dell’istante”.
In secondo luogo la “sacralizzazione della tecnica”: l’uomo, ha rilevato, “corre il rischio di cadere in nuove forme d’idolatria, dove la fede è dominante”. Ma “la tecnica, scrive Benedetto XVI, è un fatto umano, e chiede – ha sottolineato il sottosegretario della Cei – di non essere abbandonato a se stesso”.
Infine il linguaggio, che “non è qualcosa di esterno, ma «la casa da abitare», il contesto vivente e pulsante” nel quale si esprimono “i pensieri e le inquietudini”. Ma “se il medium e il messaggio e la tecnica una forma di approccio alla conoscenza, allora oggi – ha concluso – si possono aprire inedite possibilità di penetrare il mistero dell’umano a partire proprio dal nuovo ambito digitale”.
“Vivere la fede, amare la vita”, tema della prossima assemblea nazionale dell’Azione Cattolica, “vuol dire proprio saper mettere insieme la Parola e le parole”, ha sottolineato da parte sua il professor Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica italiana, ricordando che l’impegno dell’associazione “si situa sulla linea dell’evangelizzazione, nella consapevolezza che l’annuncio cristiano cambia la vita e rende le persone autenticamente tali”.
“Non c’è formazione veramente cristiana che non sia pienamente umana”, ha aggiunto, e se “oggi è sempre più difficile e complesso l’incontro tra fede e vita”, “per noi amare la vita significa amare le persone” e “mettersi a servizio nell’impegno politico, nell’associazionismo e nel volontariato”.

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