PALERMO – Ingresso vietato ai giornalisti alla base militare di Trapani Birgi da cui sono partiti oggi i primi caccia italiani armati nei cieli libici dopo la decisione del governo di partecipare ai bombardamenti in Libia.
Da ieri sera la base militare è off limits ai giornalisti e ai teleoperatori, a differenza del 19 marzo quando l’Italia decise di partecipare alla missione in Libia ma senza bombardamenti.
Sono due i Tornado impiegati per la prima missione: si tratta di velivoli in configurazione Ids (Interdiction and Strike) specializzati nell’acquisizione di target specifici a terra.
A quanto apprende l’Adnkronos, i due Tornado avrebbero operato nell’area di Misurata. L’ordine di ingaggio assegnato dal comando della missione internazionale prevedeva, infatti, per i nostri caccia una missione operativa nella zona della città simbolo degli insorti, da settimane sotto assedio delle forze di Tripoli.
“La nostra attività non si è mai fermata, a partire dal 19 marzo”. Dalla base militare di Trapani Birgi, dove sono schierati quattro Tornado e quattro Eurofighter per la missione libica, replicano così alla domanda se i caccia muniti di armamenti di precisione si sono levati in volo per raggiungere lo Stato nordafricano.
Intanto, il premier Silvio Berlusconi, riferiscono fonti parlamentari della maggioranza, potrebbe recarsi nel pomeriggio al Quirinale, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, per un incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Sul tavolo la crisi in Libia e non è escluso che si possa parlare anche delle nuove nomine al governo nell’ambito del rimpasto annunciato dal premier nei giorni scorsi.
Il premier getta acqua sul fuoco a proposito delle tensioni interne alla maggioranza e prende le distanze dall’attacco del “Giornale” al ministro dell’Economia. “Riconfermo la mia piena fiducia nel ministro Tremonti e debbo, perciò, nella maniera più assoluta smentire il Giornale di oggi”, afferma Berlusconi. “D’altronde – aggiunge – proprio oggi, alla Camera, come tutti sanno, abbiamo approvato il Documento economico finanziario che reca la sua firma con la mia.
Subito dopo porteremo avanti il lavoro che Giulio Tremonti e i ministri competenti stanno preparando sul terreno delle politiche reali”. Non solo, chiarisce il premier: “Tremonti è impegnato con me a ritrovare con la Lega i termini di un comune impegno politico anche sulla politica estera”.
Ne frattempo il Pd ha depositato alla Camera una mozione sull’intervento militare nell’ex colonia. Primo firmatario è il capogruppo Dario Franceschini e la discussione del testo, secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo, è stato messo in calendario il 3 maggio dopo l’esame di due decreti legge.
“Quello che accade nel Parlamento – ha spiegato Franceschini – deve corrispondere al dibattito politico in corso. Quando il ministro dell’Interno e la Lega attaccano duramente il governo e dicono di non condividere quanto è stato deciso sulla Libia, è doveroso chiedere se il Carroccio avrà un po’ più coraggio ed un po’ meno di codardia nel manifestare i propri intendimenti con un voto parlamentare. Dovrebbero esserci grati per aver permesso loro un’assunzione di responsabilità”.
Un documento, aggiunge, non necessario “dal punto di vista formale perché le nuove scelte sono già ricomprese nel testo a suo tempo approvato, ma dal punto di vista politico: non si può andare avanti con il doppio gioco e con le ambiguità. Il voto dell’Aula servirà a fare finalmente chiarezza”.
Dal canto suo la Lega, attraverso il capogruppo Marco Reguzzoni, ha smentito ogni tensione tra Berlusconi e il Carroccio: “Non è il governo ma la posizione sulla Libia che contestiamo. Siamo molto preoccupati, avremmo agito con più prudenza e cautela”, ha spegato a “Mattino cinque” sottolineando che “ogni bomba che cade vuol dire un maggior numero di immigrati clandestini che arrivano sulle nostre coste, non quelle di altri Paesi”.
Reguzzoni ha anche smentito divisioni interne alla Lega: “Non ci sono posizioni divise nella Lega, abbiamo condiviso questo tipo di contrarietà all’operazione in Libia che risale a qualche mese fa. Siamo tutti d’accordo. Io ieri ho fatto un discorso articolato in commissione Esteri ma non c’è niente di diverso tra le posizioni mie, di Maroni, di Bossi e degli altri componenti della Lega”.
L’esponente leghista ha anche negato che sia Tremonti l’ispiratore delle proteste del Carroccio: “Bossi ha fondato la Lega 30 anni fa, le posizioni in politica estera sono sempre le stesse, non credo che ci sia nulla di vero in questo”, ha detto Reguzzoni.