La cronista del Mattino accusata dai legali dei casalesi - L’Unci: “Coraggiosa contro la camorra”

La giornalista Capacchione “condiziona i giudici”

Rosaria Capacchione

NAPOLI – La giornalista del Mattino, Rosaria Capacchione, è stata di nuovo accusata di condizionare le decisioni dei giudici impegnati nei processi agli esponenti del clan dei casalesi. E’ accaduto l’altra sera, poco prima della sentenza con cui la I Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere ha condannato all’ergastolo i quattro imputati: Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Davide Granata.
L’avvocato di Setola, Salvatore Maria Lepre, ha dedicato una parte della discussione alla cronista. Ha mostrato la pagina del Mattino in cui, lo scorso 3 marzo, Capacchione raccontava come la Corte d’appello di Napoli, annullando un’ordinanza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, avesse dichiarato non pericolosa socialmente Giuseppina Nappa, la moglie del boss Francesco Schiavone noto come Sandokan; in conseguenza della decisione, la donna non è più sottoposta al regime della sorveglianza speciale.
L’avvocato Lepre ha detto di aspettarsi la condanna di Setola: non perchè ci fossero le prove, ma perchè, in caso di assoluzione, i giudici sarebbero stati criticati con articoli come quello mostrato in aula. Accuse alla Capacchione, allo scrittore Roberto Saviano e al giudice Raffaele Cantone erano state mosse, in un diverso contesto, nel corso dell’appello per il processo Spartacus contro i Casalesi, dall’avvocato Michele Santonastaso. Da allora, in seguito a quelle accuse, la Capacchione vive sotto scorta.
“Il coraggio e la tenacia che contraddistinguono l’impegno della collega del Mattino, Rosaria Capacchione, contro la camorra, continuano a rappresentare per la criminalità organizzata casertana, in particolare per i Casalesi, una voce che da fastidio, che non da tregua”.
È quanto sostiene il presidente dell’Unione Cronisti della Campania, Renato Rocco, con un comunicato congiunto con il presidente nazionale Guido Columba, in merito al nuovo attacco subito dalla Capacchione, prima della sentenza per la strage di Castelvolturno. “Una voce – proseguono Rocco e Columba – in grado di spingere l’avvocato di Giuseppe Setola, Salvatore Maria Lepre, a dire che la giornalista condiziona le indagini della magistratura con i suoi articoli.
Una considerazione che sembra più una intimidazione per farle cambiare modo di lavorare”. “La giornalista non fa altro che il suo mestiere – aggiunge Renato Rocco – portando alla luce i terribili misfatti di una violenta criminalità che riesce a condizionare profondamente la vita di un territorio come il Casertano”.

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