LA LETTERA - Considerazioni di una partecipante al corso di formazione per i nuovi pubblicisti

Giornalisti: la parola d’ordine è “aggiornarsi”

Rosita Giulian, giornalista freelance

La lezione del procuratore Cardella su “Libertà di stampa e professione giornalistica”

PERUGIA – Alla luce di una, quanto prossima, riforma dell’accesso alla professione giornalistica ho trovato utile e proficuo partecipare al corso di formazione e aggiornamento per pubblicisti promosso dall’Ordine regionale dei giornalisti dell’Umbria.
Benché iscritta nell’elenco dei pubblicisti dal lontano 1999, ho voluto cogliere la preziosa opportunità di confrontarmi professionalmente con gli strumenti e le nuove metodologie in uso ai linguaggi di comunicazione moderni e avvicinarmi, per quanto possibile, a campi non ancora, ad oggi, ben esplorati come, ad esempio, la cronaca giudiziaria. E capirne le differenze tra un “avviso di garanzia” e un “rinvio a giudizio”. Tra un indizio e una prova e tra un indiziato e accusato. Come dire: “vecchia del mestiere nuova del settore”.
Con l’introduzione al corso del presidente dell’Odg Umbria, Dante Ciliani, si sono succedute, via via, valide personalità in materia giornalistica tra le quali, il direttore responsabile del Tgr Umbria, Alvaro Fiorucci, il responsabile Ansa Umbria, Enzo Ferrini, il consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Gianfranco Ricci, il vice caposervizio del Messaggero Umbria, Remo Gasperini, il caporedattore del Consiglio regionale, Tiziano Bertini, sino ad arrivare alla presenza esclusiva del giornalista parlamentare Gianni Scipione Rossi. I relatori ci hanno impartito, con la massima chiarezza e semplicità, cenni e nozioni circa il mondo degli uffici stampa e la costruzione delle news, tra cui quelle sportive, di nera e istituzionali. Il tutto a corredo di una preziosa dispensa didattica.

Ritengo, personalmente, che l’aggiornamento “consapevole” permetta all’individuo di oltrepassare un gradino successivo a qualsiasi esperienza appresa. Un’esperienza acquisita e intesa con un’adeguata motivazione di fondo, elemento importante e fondamentale per tutte le professioni che si rispettino. Inoltre, l’aggiornamento, rappresenta un “punto di passaggio” essenziale anche per comprendere e interagire con le mode e con gli usi di massa con cui si “nutrono” le nuove generazioni nella rete ad esempio Facebook, i social network e social media, Youtube, Myspace, Ipod, Ifhone, Smartphone con il Codice QR, i blog, Twitter, Flicher, ecc.
Oltre all’abitudine collegarmi ai link di siti di maggior interesse, di interrogare i motori di ricerca, di commentare e condividere articoli, opinioni e commenti, di scaricare e dowloppare foto e pagine e di partecipare alle chat tematiche, ho appreso l’uso utilissimo degli aggregatori di feed rss e delle tag: etichette, parole chiave, categorie e ancora, del Podcatcher, di Google Reader e  Google Alarm.
Uno dei principali e determinanti scambi in questo interessante “intermezzo culturale”, lo ho colto nella viva attenzione dei colleghi per i temi di grande interesse socio-tecno-professionale affrontati in aula dai docenti. Abbiamo assistito a vere e proprie “lectio magistralis”, almeno nel caso pratico, di tre celebri nomi della locale panoramica umbra, il maestro “per eccellenza” della cronaca nera, Elio Clero Bertoldi, e due valenti magistrati di comprovata fama: Paolo Micheli e il procuratore della Repubblica di Terni, Fausto Cardella.
Appuntamenti risultati meritevoli, efficaci e coinvolgenti, in special modo, sotto il punto di vista della conoscenza delle norme costituzionali sulla giurisprudenza, art.101\113 sia di quelle inserite nel Codice Penale. Si è ribadita, con ciò, la regolare e accurata descrizione dei fatti e il controllo minuzioso delle fonti per assicurare l’attendibilità della notizia.
In tale contesto, ci è stato dato il prezioso suggerimento di avere lo scrupolo, o meglio, possedere il buon senso di non divulgare i fatti oggetto dell’indagine in corso, e cioè le informazioni soggette al regime di segretezza fino alla chiusura delle indagini preliminari. L’avvenuta violazione di tali documenti ci esporrebbe a sanzioni e responsabilità di natura amministrativa e penale. Altri reati molto diffusi, in cui gli appartenenti della nostra categoria rischierebbero di rimanere invischiati, sono l’ingiuria, l’invasione della privacy, la fuga di notizie e, naturalmente, non poteva mancare, la diffamazione a mezzo stampa.
Il procuratore di Terni, Cardella, ha ricordato che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure e il professionista della comunicazione deve avere il diritto e il dovere di informare, stando particolarmente attento a non sconfinare nella privacy. Il magistrato ha citato anche, senza entrare nel merito, il caso dell’omicidio della giovane studentessa inglese Meredith soffermandosi su come alcuni scaltri giornalisti ci si sono accaniti contro rincorrendo lo scoop, a  tal punto da oltrepassare il limite imposto dall’etica e dalla deontologia pubblicando, a puntate, sul giornale intere pagine dei verbali attinenti al caso coperti dal segreto. Si, quindi a serie inchieste di approfondimento, anche sugli inquirenti e all’interno della magistratura, però senza sconfinare nella morbosità.
E a proposito dei casi portati alla ribalta dalla stampa nazionale, il caso Avetrana e la morte della quindicenne Sarah Scazzi. Il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha lanciato un appello a tutti i colleghi della Tv e della carta stampata intimando di cessare questa macabra forma di spettacolo usata per vendere più copie e ottenere più ascolti: “Il dolore trasformato in reality; la tragedia di una giovane vita spezzata in un terreno per la battaglia dell’audience; una intera comunità diventata il Paese dei mostri”. Ha affermato e concluso, inoltre, che “l’Odg sta valutando varie posizioni al riguardo”.
A seguire, per ordine di tempo, vorrei citare il caso Brembate sulla scomparsa della tredicenne Yara Gambirasio. Al contrario di quanto e successo con l’esagerata esposizione mediatica del caso Avetrana, la famiglia della ragazzina, le istituzioni e gli inquirenti coinvolti con il proprio operato nel far luce su questa drammatica vicenda, hanno deciso di adottare una linea di condotta per le indagini sobria, seria e silenziosa. Senza bruciare i tempi con rivelazioni sensazionali e intromissioni inopportune della stampa, hanno fatto tesoro degli errori e omissioni del caso precedente. In merito è intervenuto il Garante per la protezione dei dati personali che ha invitato i media «nell’esercitare il legittimo diritto di cronaca riguardo a un fatto di interesse pubblico, a usare sempre la necessaria responsabilità e sensibilità e a rispettare la richiesta di riservatezza che proviene dalla famiglia e dalla comunità cittadina». Il Garante ha chiesto, dunque, agli organi d’informazione di «evitare accanimenti informativi sul caso e di limitarsi a profili di stretta essenzialità, astenendosi dal riportare dettagli e particolari che rendano la ragazzina e la sua famiglia vittime di inutili morbosità». (fonte Ansa).
I contatti con le forze dell’ordine e con gli organi della magistratura sono molto delicati e necessitano di fiducia e rispetto reciproco. Forte di questa verità ho partecipato di recente, a Perugia, alla cerimonia di consegna della sala stampa della Corte d’Appello per la categoria. La sala è stata consegnata simbolicamente all’Ordine dell’Umbria anche in occasione del processo d’appello che vede imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’uccisione di Meredith. Sono attesi per il nuovo evento evento centinaia di giornalisti provenienti da tutto il mondo. Con l’ottica di un equilibrato e soddisfacente rapporto con la procura si è dato, in questo modo, uno spazio adeguato e ufficioso alla rete comunicativa  per poter svolgere, al meglio e con passione, il ruolo di fedeli e onesti informatori in una civiltà che insegue, non sempre correttamente, le luci abbaglianti del progresso.
Tornando all’ultima sessione del corso, a verifica di ciò che abbiamo appreso, in fase di conclusione, ci è stato fatto compilare un test contenente i “principi base” del mestiere, ossìa i protocolli che ha firmato l’Odg per fissare le regole della deontologia professionale: la Carta Informazione e Pubblicità, la Carta di Treviso, la Carta dei Doveri del Giornalista, la Carta Informazione e Sondaggi, il Codice Deontologico. Per finire il tutto con tre esercizi di rielaborazione di un comunicato stampa. La correzione generale ci ha dato la possibilità di ampliare i nostri orizzonti, al fine di capire e “carpire” le svariate versioni-prova di costruzione applicata alla frase più sintetica, giusta e scorrevole.

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