MANAMA (Bahrein) – È iniziato nel peggiore dei modi il terzo giorno consecutivo di proteste nel minuscolo emirato insulare del Bahrein: prima dell’alba le forze di sicurezza hanno preso d’assalto un accampamento improvvisato dove i manifestanti si erano sistemati in piazza della Perla, nel cuore della capitale Manama, con l’intento di sgomberarlo.
Nella piazza erano presenti centinaia di persone, e per disperderle gli agenti in assetto anti-sommossa dapprima hanno lanciato lacrimogeni, poi sono passati ad aprire il fuoco con proiettili in gomma, forse anche veri, e almeno due dimostranti sono rimasti uccisi. I feriti accertati ammontano come minimo a cinquanta, dieci dei quali in gravi condizioni.
Il corrispondente del network televisivo americano “Abc”, Miguel Marquez, ha denunciato di essere stato assalito nel parapiglia che si è creato: è il secondo giornalista straniero a subire un’aggressione dall’inizio della rivolta.
“Un assalto selvaggio e ingiustificato, che avrà ripercussioni catastrofiche sulla stabilità del Paese”, lo ha definito lo sceicco Ali Salman, leader dell’Associazione per l’Accordo Nazionale Islamico, principale partito d’ispirazione sciita.
“È stato terrorismo autentico”, ha denunciato Abdul Jalil Khalil, deputato del “Wefaq”, altra formazione dell’opposizione sciita, che ieri aveva chiesto l’introduzione di un regime monarchico costituzionale. “Chiunque abbia preso la decisione di attaccare i contestatori”, ha aggiunto, “mirava a uccidere”. Sul fare del giorno la piazza era ormai praticamente deserta, a parte qualche drappello di manifestanti che la polizia stava interrogando. Verso il cuore della città poco dopo sono peraltro stati visti convergere oltre una cinquantina tra carri armati e autoblindo. Nel Bahrein gli sciiti costituiscono la maggioranza, ma il potere è in mano alla minoranza sunnita. (Agi/Reuters/Efe)
Il corrispondente del network televisivo americano “Abc”, Miguel Marquez, ha denunciato di essere stato assalito nel parapiglia che si è creato: è il secondo giornalista straniero a subire un’aggressione dall’inizio della rivolta.
“Un assalto selvaggio e ingiustificato, che avrà ripercussioni catastrofiche sulla stabilità del Paese”, lo ha definito lo sceicco Ali Salman, leader dell’Associazione per l’Accordo Nazionale Islamico, principale partito d’ispirazione sciita.
“È stato terrorismo autentico”, ha denunciato Abdul Jalil Khalil, deputato del “Wefaq”, altra formazione dell’opposizione sciita, che ieri aveva chiesto l’introduzione di un regime monarchico costituzionale. “Chiunque abbia preso la decisione di attaccare i contestatori”, ha aggiunto, “mirava a uccidere”. Sul fare del giorno la piazza era ormai praticamente deserta, a parte qualche drappello di manifestanti che la polizia stava interrogando. Verso il cuore della città poco dopo sono peraltro stati visti convergere oltre una cinquantina tra carri armati e autoblindo. Nel Bahrein gli sciiti costituiscono la maggioranza, ma il potere è in mano alla minoranza sunnita. (Agi/Reuters/Efe)
Il Regno del Bahrain, più comunemente Bahrein, che significa “Regno Dei Due Mari”, è un arcipelago del Golfo Persico le cui acque territoriali confinano a ovest con quelle dell’Arabia Saudita e a sud con quelle del Qatar. L’isola più importante è Bahrein. L’orientamento politico interno è improntato a un tradizionalismo islamico analogo a quello dell’Arabia Saudita. Il Bahrein ha concesso una base navale agli Stati Uniti per dimostrare la sua politica filo occidentale. Il suo assetto istituzionale, che era disciplinato dalla Costituzione del 1973, il 27 agosto 1975 è stato “sospeso temporaneamente”.