ROMA – “Chi ha deciso di dedicare, umanamente e professionalmente, la propria vita alla tutela dei minori ha il diritto di conoscere la verità”. E’ quanto dichiarano il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, e Alessandro Pedrini, direttore generale dell’Osservatorio, sul caso Ruby che ha coinvolto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Per questo, aggiungono dall’Osservatorio minori, “la nostra posizione è di estrema deferenza nei confronti della magistratura e, insieme, nei confronti dell’istituto della presunzione di innocenza fino a prova contraria. Così come, ci premerebbe che l’attenzione non fosse rivolta soltanto al cosiddetto «caso Ruby», ma allo stuolo di minorenni che ogni giorno sono costrette a prostituirsi nel nostro Paese, che non sono figlie di un dio minore”.
“Abbiamo sin qui deciso di tacere – precisano Marziale e Pedrini – respingendo diversi stimoli giornalistici, perché ciò che ci interessa è la sostanza della verità, non già la bagarre gossippara”.
“Crediamo fortemente nelle Istituzioni dello Stato – concludono gli esponenti dell’Osservatorio – poniamo la tutela del minore al di sopra di ogni altra cosa, riteniamo che nessun potere costituito possa e debba godere di impunità rispetto ad ogni forma di offesa e aneliamo che la magistratura agisca con obiettività: assicurare alla Giustizia un reo, ma Dio non voglia mai che un innocente venga ricoperto da un marchio così tanto infamante”.
IL PROCESSO – Silvio Berlusconi sarà, dunque, processato con rito immediato per i reati di concussione e prostituzione minorile che vengono contestati al premier dai magistrati che si occupano dell’inchiesta del cosiddetto caso Ruby: il Gip di Milano, Cristina Di Censo, ha infatti accolto la richiesta avanzata dalla procura di Milano, convinta che ci siano prove sufficienti per mandare a processo Berlusconi saltando la fase di udienza preliminare. Un quadro probatorio, quello messo a punto dai magistrati Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano, che ha convinto il Gip, che dopo 6 giorni di analisi del caso ha deciso di accogliere la richiesta della procura.
Berlusconi sarà dunque processato con rito immediato. Per il premier, il processo prenderà il via il prossimo 6 aprile davanti ai giudici della IV sezione penale del tribunale di Milano. La fase dibattimentale sarà celebrata davanti ai giudici della IV sezione penale di Milano: un collegio “in rosa”, composto esclusivamente da giudici donna: presidente Giulia Turri, giudici a latere Orsola De Cristoforo e Carmen D’Elia. Toccherà, insomma, a un trio di donne stabilire se Silvio Berlusconi abbia effettivamente avuto rapporti sessuali con Karima el-Mahroug, quando la giovane marocchina, conosciuta come Ruby, era ancora minorenne e verificare se davvero ci sia stata concussione nella telefonata fatta da Berlusconi in questura, la notte dello scorso 27 maggio, per ottenere che Ruby fosse affidata alla consigliera regionale del Pdl, Nicole Minetti.
Il ministero dell’Interno figura come parte lesa nel processo. Il particolare emerge nel fascicolo inviato dai magistrati titolari dell’inchiesta al gip di Milano, Cristina Di Censo. Il dicastero guidato da Roberto Maroni compare come parte lesa per il reato di concussione. Questo significa, in pratica, che il Viminale potrebbe costituirsi parte civile in un processo che vedrà imputato il presidente del Consiglio. Quanto, infine, al reato di prostituzione minorile, l’unica parte lesa di questo capo di imputazione è Karima el Mahroug, in arte Ruby, perché – secondo l’ipotesi accusatoria – ha avuto rapporti sessuali con il premier prima di compiere la maggiore età. Anche lei, almeno in teoria, potrebbe decidere di costituirsi parte civile e ottenere il risarcimento del danno se Berlusconi fosse giudicato colpevole.