Reazioni a catena contro il giornalista che ha dato del “fr…o” al direttore di Chi

Tutti contro Mario Adinolfi

Mario Adinolfi

ROMA – Piovono accuse su Mario Adinolfi, il giornalista-blogger del Pd, finito poco tempo fa sotto i riflettori per essere stato aggredito da un gruppo di sedicenni, e sul suo linguaggio “da caserma”. Questa volta, a suscitare reazioni di stizza e giudizi al vetriolo contro di lui, è stata la presa in giro, messa nero su bianco da Adinolfi su Facebook, ai danni del collega Alfonso Signorini.
“Me fa ‘na p… a due mani quel fr…etto”, ha scritto Adinolfi, nella sua pagina sul social network, rispondendo, a quanto pare, ad alcuni fans del direttore di Chi, impegnati con lui a discettare di shopping. L’espressione vivacemente romanesca e, soprattutto, l’epiteto omofobo contro Signorini hanno scatenato il putiferio.
“Adinolfi eviti di usare un linguaggio omofobo e chieda scusa”, è stata l’immediata reazione di Aurelio Mancuso, presidente dell’associazione Equality Italia (la lobby sui diritti sociali fondata nell’ottobre 2010). Che ha aggiunto: “Trovo insopportabile che giornalisti e commentatori si lascino andare a questo linguaggio da caserma. Conoscendo bene il linguaggio della comunicazione e, quindi, il peso delle parole, devono sapere il messaggio che viene veicolato da certi termini spregiativi”.
Lo segue, a ruota, il presidente nazionale Arcigay, Paolo Patanè: “Siamo chiaramente in un contesto scherzoso e sono certo che Adinolfi non è una persona omofoba. Quello che, però, emerge da questi commenti, è che spesso gli atteggiamenti omofobi e discriminatori sono involontari. Questi comportamenti devono farci riflettere, perché sono segnali di un’abitudine a voler fare dei gay degli oggetti di scherno”.
Dal canto suo, Adinolfi non sembra affatto pentito di quanto accaduto. “Sono aldilà di ogni possibile sospetto di discriminazione – si difende il giornalista –, anche perché, ogni giorno, la subisco sulla mia pelle, la discriminazione, per essere una persona obesa”.
Ad additarlo, però, sono, ancora una volta, in tanti. E le reazioni si moltiplicano, a catena.

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