ROMA – “Per l’annosa vertenza tra il comitato di redazione dell’ufficio stampa dell’Inps e la Direzione dell’Istituto di previdenza, sentenza netta ed inequivocabile a parziale riparazione di anni di vere e proprie discriminazioni e mobbing”.
Questo è il giudizio della Fnsi e dell’Associazione Stampa romana in relazione alle motivazioni della sentenza che ha dato finalmente ragione, dopo molti anni di battaglie, a tre colleghi duramente impegnati, assieme al loro sindacato e a tutti i colleghi dell’ufficio stampa, a far riconoscere il sacrosanto diritto alla rappresentanza sindacale per l’applicazione della legge 150/2000.
Il giudice della IV sezione lavoro del Tribunale di Roma ha dichiarato, infatti, “l’illegittimità del provvedimento disciplinare”, ovvero la sospensione dal servizio per cinque giorni e la privazione della retribuzione disposti nei confronti dei tre rappresentanti sindacali, condannando l’Istituto a pagare le spese processuali.
Tutto era partito dall’accusa, motivata dalla Direzione dell’Inps, ai membri del cdr, di aver apertamente denigrato l’Istituto con comunicati e lettere aperte a numerosi parlamentari; attività, invece, riconosciuta dalla sentenza del giudice del Lavoro come assolutamente pertinente alla funzione di rappresentanza sindacale.