ROMA – Cresce l’attesa per la pubblicazione, questa sera, di una valanga di documenti ottenuti da Wikileaks che riguardano comunicazioni tra il Dipartimento di Stato Usa e più paesi con il rischio di creare un “imbarazzo diplomatico” planetario e molti danni alle relazioni tra Washington e il resto del mondo. Da giorni il Dipartimento di Stato sta avvertendo del pericolo le cancellerie di mezzo mondo, Italia inclusa, per anticipare la notizia della diffusione dei documenti e smorzare eventuali reazioni. In Italia continuano a rincorrersi le voci sui possibili contenuti dei documenti che verranno rivelati questa sera e che potrebbero riguardare anche esponenti del governo.
“I documenti che stiamo per pubblicare riguardano essenzialmente tutte le maggiori questioni in ogni Paese del mondo”. Lo afferma il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, intervenuto in video alla III terza conferenza annuale di giornalisti arabi (Arij), ad Amman in Giordania. Fra poche ore è prevista la pubblicazione di migliaia di documenti: alle 22.30 ora italiana alcuni quotidiani come The NY Times, The Guardian e Der Spiegel, dovrebbero mettere online le analisi sulla documentazione.
Tra gli altri leader mondiale che in passato si sono scontrati con gli Usa e che potrebbero essere stai oggetto di commenti negativi negli scambi diplomatici ottenuti da Wikileaks – che risalirebbero al periodo tra gennaio 2006 e dicembre 2009 – vi sono anche Hamid Karzai, il colonnello Gheddafi e Robert Mugabe.
In un’intervista al Corriere della Sera, Frattini smentisce la definizione di “complotto”, ma insiste sulla “preoccupazione per la combinazione di fattori diversi che combinati insieme potrebbero danneggiare l’immagine dell’Italia e il nostro interesse nazionale” sottolineando inoltre che con la diffusione dei documenti Wikileaks commette “una palese violazione di una norma di legge, perseguibile penalmente”. E invita anche la magistratura italiana ad indagare su Wikileaks e sul suo leader, Julian Assange, e a possibili procedimenti penali: “credo che la magistratura dovrà valutarlo seriamente”.
Sempre per quanto riguarda l’eventualità di valutazioni americane sul presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, la Stampa cita la battuta “Obama abbronzato” e aggiunge “L’America si arrabbiò” oltre a ricordare le “perplessità” sui rapporti con Putin e Gheddafi. La Stampa riferisce poi dell’errore della diplomazia americana che per la successione a Giovanni Paolo II “aveva scommesso su un candidato sudamericano”. In questo caso Wikileaks sembra non entrarci e il quotidiano di Torino cita documenti del Dipartimento di Stato ottenuti tramite le norme sul “Freedom information act” e titola: “Eletto Ratzinger gli americani sono sotto choc”.