Il ministro La Russa non teme conseguenze militari - Martino: “Pericoli per gli investimenti Usa”

Wikileaks fa tremare l’Italia

MILANO – La diffusione dei documenti nelle mani di Wikileaks non avrà conseguenze per i militari italiani impegnati all’estero e sui rapporti fra l’Italia e gli alleati della Nato. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, a margine dell’inaugurazione di una caserma dei carabinieri a Rescaldina, in provincia di Milano.
“Non credo che qualsiasi carteggio – ha detto La Russa – possa mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri soldati e in discussione il nostro ruolo e la nostra amicizia con gli altri Stati della Nato e delle missioni internazionali”.
A esprimere timori per la sicurezza dei soldati americani e di chi lavora con loro, in Afghanistan come in altre parti del mondo, è stato l’ammiraglio Mike Mullen, capo degli Stati Maggiori Riuniti americani, in un’intervista che la Cnn trasmetterà domani. Mullen ha definito le azioni intraprese da Wikileaks “estremamente pericolose”. “Io spero che coloro che sono responsabili di questo, a un certo punto pensino alla responsabilità che hanno nei confronti delle vite che mettono a repentaglio”, ha affermato.
Secondo l’ex ministro della Difesa italiano, Antonio Martino, nei documenti diffusi da Wikileaks relativi all’Italia, “per quanto riguarda le rivelazioni relative ai due anni dell’ultimo governo Prodi, potrebbero esserci le preoccupazioni degli Stati Uniti per i loro investimenti in Italia, dopo il no all’opa su Telecom, interpretato come un segnale negativo circa l’affidabilità del nostro Paese per gli investimenti americani”. “Non dimentichiamo – dice all’Adnkronos – che le segnalazioni che arrivano dalle ambasciate riguardano anche gli atteggiamenti degli ambienti economici, che destano attenzione quanto e più di una crisi di governo o degli avvenimenti politici”. Sui documenti riguardanti l’ultimo anno del governo Berlusconi, “non credo – dice ancora Martino – che ci siano molte notizie relative alla crisi irachena e afghana che riguardano gli anni precedenti, mentre non mi stupirei se trovassimo riaffermata la contrarietà degli Stati Uniti ad ogni tipo di trattativa e di pagamento di riscatti per la liberazione di ostaggi”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *