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Renzo Magosso
ROMA – Quella contro Renzo Magosso, all’epoca cronista di Gente, e del suo direttore di allora Umberto Brindani, responsabile di una inchiesta sull’assassinio del giornalista Walter Tobagi da parte dei terroristi, è un’altra sentenza che, inspiegabilmente, censura il diritto di cronaca e dovrà essere rettificata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.
La conferma della condanna per diffamazione di un defunto Generale dei Carabinieri, decisa dalla Corte di Cassazione, sconvolge un principio che pareva ormai consolidato della nostra giurisprudenza ovvero che, quando le dichiarazioni di terzi sono correttamente riportate (come confermato in questo caso), eventuali responsabilità non possono essere a carico dei giornalisti.
Nella fattispecie, inoltre, nuovi documenti e dichiarazioni dell’ex sottoufficiale dell’Arma, Dario Covolo, confermavano le notizie, raccolte da Magosso nella sua inchiesta giornalistica circa le responsabilità conosciute già prima dell’arresto di Marco Barbone e altri nell’assassinio di Walter Tobagi. La Corte di Cassazione, evidentemente, non ha tenuto conto di queste novità processuali e ha confermato le precedenti sentenze di condanna verso i giornalisti.
Le sentenze si rispettano ma è legittimo esprimere fondati dubbi e, in questo caso, sostenere il ricorso alla Corte di Giustizia Europea per i Diritti dell’Uomo. Il diritto di cronaca, quando esercitato nel rispetto della verità dei fatti, e nel dimostrato lavoro di verifica delle fonti del giornalista, merita protezione e non censura. Ecco perché la sentenza della Cassazione contro Magosso e Brindani richiede una profonda riflessione e l’esame della Corte di Giustizia Europea. Non sarebbe tuttavia fuori luogo la riapertura del caso.