L’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna ricorda che la sanatoria è da tempo scaduta

Uffici Stampa: pubblicisti solo con la legge 69

Gerardo Bombonato

BOLOGNA – Il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, presieduto da Gerardo Bombonato, ha deciso che l’iscrizione all’albo professionale da parte degli addetti stampa può avvenire solo nelle modalità previste dalla legge n. 69 del 3 febbraio 1963, essendo scaduta da tempo la sanatoria di fatto prevista dalla legge 150 del 2000, sia pure limitatamente agli Uffici Stampa pubblici.
Allo stesso tempo, però, il Consiglio emiliano-romagnolo dell’Ordine professionale fa appello al Consiglio nazionale dell’Odg, alla Federazione Nazionale della Stampa ed all’Istituto di previdenza dei giornalisti perché operino congiuntamente al fine di ottenere novità normative che riconoscano pienamente i diritti di questa parte della categoria.
Nella delibera, il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, “esaminato il problema dell’iscrizione degli addetti agli uffici stampa, rileva anzitutto che è ormai ampiamente scaduto il periodo transitorio successivo all’approvazione della legge 150/2000, durante il quale veniva consentita l’iscrizione  all’elenco dei pubblicisti a chi già svolgeva funzioni giornalistiche in enti o aziende. Considerato che attualmente le modalità di iscrizione di addetti stampa nell’elenco dei pubblicisti (sia che operino in enti pubblici, che in aziende private) possono essere regolate soltanto dalle norme vigenti prima del citato periodo transitorio, cioè dall’art. 35 della legge 3/2/63 e dall’art. 34 del relativo regolamento di esecuzione; delibera: di attenersi dall’1 gennaio 2011 alla normativa sopra indicata; di pubblicare quanto prima sul sito dell’Ordine regionale le modalità dettagliate per l’iscrizione (domanda con relativi documenti a corredo, documentazione del lavoro professionale svolto negli ultimi due anni, presenza di una testata registrata cartacea oppure on line, reddito minimo conseguito con l’attività giornalistica, ecc)”.
Il Consiglio dell’Odg emiliano-romagnolo osserva, inoltre, che “non sono ancora intervenute quelle novità normative, più volte promesse, che avrebbero dovuto dare sistemazione definitiva ad un’area assai importante del nostro giornalismo”.
L’Odg si dice “consapevole dello stato di grande disagio professionale, normativo e retributivo in cui versa una parte assai cospicua di colleghi che si occupano dei rapporti con i media, i quali, pur svolgendo attività giornalistica a tutti gli effetti, hanno serie difficoltà a comprovarne la natura, quasi sempre per le inadempienze dei datori di lavoro (Stato, enti pubblici, aziende private) che finiscono per relegare questi operatori in una sorta di sommerso, con conseguente grave pregiudizio per la loro identità e autonomia professionale”. Si dice, inoltre, “consapevole dell’importanza che questa attività riveste ai fini della trasparenza e del diritto dei cittadini ad essere informati alla luce delle vigenti carte deontologiche (in primo luogo la Carta dei doveri del giornalista degli Uffici Stampa del 2010), alla cui osservanza sono, invece, chiamati tutti giornalisti iscritti all’Ordine”.
Il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna si impegna, pertanto, a svolgere in tutte le sedi utili (istituzionali, politiche, nelle occasioni di confronto con l’opinione pubblica) ogni azione capace di rendere sempre meno squilibrato l’attuale rapporto tra i tanti doveri e i pochi diritti di questi lavoratori.
A questo scopo, sollecita anche l’Ordine Nazionale, la Fnsi e l’Inpgi ad “assumere analoghe iniziative in ambito nazionale allo scopo di giungere ad una definitiva, chiara ed equa soluzione di questo annoso problema”.

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