Presentata oggi a Roma, nel salone della Fnsi, la ricerca Lsdi sul lato emerso della professione

Si scrive freelance, si legge sfruttato

ROMA – “Giornalismo: il lato emerso della professione; una ricerca sulla condizione dei giornalisti italiani visibili”, la ricerca condotta da Lsdi (Libertà di Stampa Diritto all’Informazione) sulla base dei dati forniti da Inpgi, Ordine e Fnsi, è stata presentata stamane a Roma, nella sede della Federazione della Stampa. Presenti, fra gli altri, il segretario generale e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale, il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, il presidente della Casagit, Daniele Cerrato, il presidente del Fondo Pensione Complementare, Marina Cosi, ed il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, ad illustrare la ricerca sono stati i curatori dell’e-book, Pino Rea e a Vittorio Pasteris.
Come ampiamente anticipato ieri, solo uno su due iscritti all’Ordine dei Giornalisti risulta attivo nella professione, o almeno è “visibile”, nel senso che ha una posizione contributiva all’Inpgi, come dipendente o autonomo. E più della metà della professione “emersa” è, ormai, costituita da freelance, ma con redditi nettamente inferiori a quelli del lavoro subordinato: nel 2009, un giornalista dipendente su tre aveva un reddito annuo inferiore ai 30.000 euro lordi, mentre più della metà degli autonomi (il 55,25%) dichiaravano un reddito annuo inferiore ai 5.000 euro. l’ebook di giornalismo

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