
Giuseppe Pignatone
REGGIO CALABRIA – E’ un Pignatone diretto, analitico, asciutto quello che si accomoda sulla poltrona di Fabio Fazio (questa sera su RaiTre), ospite di “Che tempo che fa”. I riflettori sono tutti per lui, il procuratore capo di Reggio Calabria che, sia pure invitato a farlo, non si sottrae ad alcuna domanda. Spaziando dal suo territorio, popolato da mafiosi, ‘ndranghetisti, e da qualche bazooka lungo la strada, ma sconfinando – spesso e volentieri – in ambiti in cui in magistrati sono, comunque, protagonisti. E di più, in certe realtà. Giuseppe Pignatone, incalzato da un serio e preparato Fazio, parla anche di informazione.
“Se a Reggio Calabria ci fosse un’informazione attenta – sentenzia il procuratore venuto dalla Sicilia – sarebbe meglio di un arresto”. Si riferisce apertamente “alla mancanza di una stampa nazionale nella città dello Stretto: a Reggio non c’è una sede dell’Ansa, non una sede Rai, non un quotidiano nazionale. E questo – ribatte il procuratore – si sente”.
Al contrario “a Reggio, ma possiamo tranquillamente dire in tutta la Calabria, esiste un cono d’ombra informativo, in cui troppi fatti si perdono”. Non fa sconti Pignatone, che, anzi, rimarca la questione ad oltranza. Nel caso in cui qualcuno non avesse sentito: “Me la sono presa più volte con i giornalisti nella mia attività di magistrato, rei, a mio avviso, di non aver riportato tutto o di aver tralasciato elementi importanti nel dar conto di vicende giudiziarie. Ritengo che l’informazione abbia un ruolo fondamentale nella società. E che debba, quindi, esercitarlo”.
Pungenti le parole del procuratore, condivisibili sotto tanti punti vista, foriere di speranza quando rimarca che “al mio fianco a Reggio c’è una squadra eccellente che combatte con me questa dura battaglia: magistrati più e meno giovani che credono in quello che fanno, pur nella consapevolezza che la ‘ndrangheta non si vince in due giorni o in due mesi e che, soprattutto, si può pensare di farlo solo se, accanto a noi magistrati, c’è una forte coscienza civile”.
Ineccepibile e vero, il dottor Pignatone, come dovrebbero essere tutti i paladini dell’antimafia. Perché questa abbia un senso. Qualcuno, però, tra i giornalisti e i cittadini, potrebbe chiedersi: quando qualche giornale, a Reggio, denunciava i fatti, specie quelli del malaffare, senza censurare nomi e cognomi, la magistratura dov’era? E’ altrettanto vero che, a capo di quella magistratura, non c’era ancora Giuseppe Pignatone.