ROMA – Non si è mai visto un dirigente di una grande azienda pubblica chiamare in Tribunale un dirigente sindacale di vertice che compete con lui sul piano delle idee e del diritto come controparte sociale e naturale. Si pensava ci fosse un limite a tutto ma il Direttore Generale della Rai, Mauro Masi, querelando il Presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha voluto superare se stesso nel suo pervicace tentativo di avviare un regolamento di conti giudiziario con quanti hanno espresso riserve, critiche, manifestando opposizione al suo operato. Le querele contro le opinioni ed i giudizi che non si condividono non sono espressione di buon governo di una azienda né di altra amministrazione. Cosi dopo alcuni direttori di giornali e il procedimento disciplinare per Anno Zero, Masi, confermando il suo annuncio di due mesi fa, ha querelato anche il Presidente del Sindacato dei giornalisti incrinando, definitivamente, il ruolo di guida del servizio pubblico, che certamente non può fondarsi su questi atteggiamenti.
Natale e il Sindacato dei giornalisti continueranno ad esprimere le proprie ragioni e a rilanciare l’allarme, oggi ancora più pesante di ieri, nei confronti di una gestione del servizio pubblico, che non riesce a vedere gli immensi valori professionali di cui dispone.
Il Sindacato esige chiarezza e trasparenza, nella certezza del diritto e fugando le ombre che, purtroppo, per un conflitto di interessi irrisolto, si intensificano sempre più. Una denuncia penale come quella destinata al Presidente della Federazione della Stampa è una vera e propria fuga dalla realtà da parte del direttore Masi.
Nonostante la gravità e la portata della provocazione il Sindacato risponderà in ogni sede, sostenendo e tutelando i propri colleghi, le ragioni del pluralismo dell’informazione e la qualità del servizio pubblico. Avevamo invocato, a voce ferma, un confronto serio sulle cose che contano. Assistiamo invece ad azioni di vendetta che respingiamo al mittente.
Sulla vicenda interviene anche il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Giancarlo Ghirra, che chiede a Masi un ripensamento immediato. “Il direttore generale della Rai – afferma Ghirra – crede di essere un arbitro che sventola cartellini rossi sulle facce dei giornalisti a lui sgraditi, come Michele Santoro, Roberto Natale e i colleghi del Manifesto e dell’Unità. Ma l’informazione non è un campo di calcio, bensì un terreno delicato nel quale i lettori e i telespettatori hanno diritto al massimo pluralismo delle idee e delle voci. Proprio chi ha alluso allo Zimbabwe – conclude Ghirra – non può pensare di procedere scompostamente, tentando di punire giornalisti e sindacalisti contrari a qualsiasi tentativo di imbavagliare la libera stampa”.