La richiesta di "un avvocato siciliano con interessi a Locri, di uccidere un giornalista”

Il “summit di Messina” all’Antimafia

Il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone

ROMA – E’ arrivato anche in Commissione Antimafia il testo anonimo apparentemente redatto da un ufficio di polizia o di intelligence, già finito nelle redazioni di alcuni giornali, che riferisce di un vertice tra rappresentanti mafiosi siciliani, calabresi e campani per mettere a punto una nuova strategia di attacco allo Stato attraverso attentati a magistrati impegnati in prima linea.
Il testo, su cui indagano tre procure (Catania, Catanzaro e Messina) riferisce di un presunto summit che si sarebbe svolto in un casolare nel messinese e a cui avrebbero partecipato rappresentanti dei clan palermitani, esponenti della ‘ndrangheta e un non meglio precisato ”napoletano”. L’anonimo sostiene che in questo incontro, un vero e proprio summit, si sarebbe deciso di mettere a punto la strategia concordata in una precedente riunione, e cioé l’uccisione del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone.
Secondo quanto riportato dalla lettera, nel corso del summit i partecipanti avrebbero fatto riferimento anche ad altri obiettivi dei gruppi mafiosi. Il testo, apparentemente, sembra l’estratto di un rapporto di polizia o di un servizio segreto e riporta le presunte confidenze di un informatore. Tra gli obiettivi, si legge nell’anonimo, ci sono anche il capo della procura di Caltanissetta, Sergio Lari, il suo vice Domenico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino, “perché si occupano delle indagini sull’attentato a Borsellino”.
Nel documento, quindi, si indicano anche altri due magistrati: Sebastiano Ardita, “perché si occupa delle carceri e del 41 bis” e Raffaele Cantone, che prima di passare alla Cassazione si occupava a Napoli del clan dei Casalesi. Infine, si parla anche della “richiesta fatta da un ‘amico’ che è avvocato siciliano con interessi a Locri, di uccidere un giornalista”.
Il testo – ha detto il presidente Giuseppe Pisanu nella riunione di ieri dell’Antimafia – “sembra identico a quello arrivato ai giornali, cioé ci sono gli stessi ‘tagli’ e ‘omissis'”. La capogruppo del Pd, Laura Garavini, ha chiesto comunque una verifica sulla “perfetta identità” di questo testo con quello arrivato anche a Procure e giornali e che l’anonimo venga messo agli atti dell’Antimafia.
A Catania il fasciolo dell’inchiesta è stato assegnato al procuratore capo Vincenzo D’Agata e ai sostituti Giuseppe Gennaro, Agata Santonocito, Antonino Fanara e Iole Boscarino.
Faremo le opportune verifiche sul documento – ha annunciato il procuratore D’Agata – che, al di là della sua autenticità, resta comunque inquietante perché mostra la possibile ripresa di una strategia stragista da parte della criminalità organizzata. Comunque – ha aggiunto il magistrato – c’é un clima da strategia della tensione, un volere creare paura e apprensione per tentare di condizionare l’azione della giustizia.
Un altro fascilo è stato, quindi, aperto a Catanzaro contenente gli atti che fanno riferimento, in particolare, all’intenzione delle cosche di organizzare attentati contro il procuratore di Reggio Calabria e del suo vice. Toccherà, infine, agli investigatori di Messina, guidati dal procuratore Guido Lo Forte, cercare i trovare eventuali riscontri sul reale svolgimento della riunione tra gli esponenti della mafia, ‘ndrangheta e camorra.

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