Il direttore di Libero salvato dalla pistola inceppata - Siddi esprime la solidarietà della Fnsi

Maurizio Belpietro
”Quell’uomo, camuffato con una pettorina della Guardia di Finanza era appostato tre gradini sotto il mio pianerottolo, l’arma spianata. Quando s’è trovato di fronte l’agente della mia scorta, senza pronunciare una parola non ha esitato a sparargli. Fortuna ha voluto che il grilletto s’inceppasse”. Così, Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero, racconta in un’intervista a “la Repubblica” l’agguato subito la notte scorsa nel suo condominio.
”Ero già entrato in casa – prosegue – ma non avevo ancora chiuso la porta. Appena ho sentito uno sparo, seguito da altri due ho subito capito che stava accadendo qualcosa di grave. Mi sono girato di scatto e ho visto il poliziotto prima ripararsi dietro a un angolo e poi partire all’inseguimento di quel malvivente”.
Il direttore di Libero ammette che sarebbe stato facilmente vittima di un’aggressione se il caposcorta non avesse incrociato l’aggressore. ”Non chiudo mai la porta a chiave ma solo con lo scatto della serratura. E se avesse suonato, vedendo la casacca della Guardia di Finanza dallo spioncino, avrei aperto senza nulla sospettare”.
Belpietro spiega di essere stato salvato dal caso, poiché il caposcorta, dopo averlo accompagnato alla porta di casa, ha deciso di scendere a piedi dalle scale e non prendendo l’ascensore, così ha intercettato l’uomo al piano di sotto.
Il primo identikit dell’aggressore parla di un uomo alto un metro e ottanta circa, corpulento ma molto agile ”visto che è riuscito a scendere all’impazzata tutti i piani delle scale, pur inseguito da un poliziotto armato di pistola, senza farsi prendere”.
Il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, giudica “intollerabile e molto grave la terribile minaccia a mano armata di cui è stato vittima Maurizio Belpietro.
Nell’esprimere “la più dura condanna di questo oscuro attacco alla vita e alla libertà del giornalista e dell’uomo Belpietro”, la Fnsi manifesta a lui, alla famiglia, ai colleghi che con lui lavorano e agli uomini della sicurezza, “la solidarietà e l’impegno a riaffermare in ogni sede, e in ogni momento il valore dell’informazione libera e plurale come bene prezioso”.
“Preoccupa non poco – afferma Siddi – l’accaduto e l’entità della minaccia di ieri notte al direttore di “Libero” e ad un agente della sua scorta – costretto ad intervenire con le armi per sventarla – che vede ancora una volta un giornalista nel mirino di una criminalità misteriosa e senza scrupoli. La Fnsi non accetterà mai l’idea che sia possibile imporre il silenzio delle voci che non si condividono attraverso la pratica dell’intimidazione incivile e violenta”.
“Al giornalismo – conclude Siddi – è chiesto, oggi più che mai, un esercizio di alta responsabilità professionale e etica nel proporsi al pubblico con lealtà e con rispetto della funzione fondamentale dell’informazione per assicurare la conoscenza corretta e la libera formazione delle opinioni, in aderenza alla verità sostanziale dei fatti e la diffusione del pluralismo delle idee, che non sono armi di distruzione”.
Dal canto suo, il Comitato di redazione di “Libero” ricorda che “solo quest’anno è la seconda volta che qualcuno attenta all’incolumità del nostro direttore e risulta difficile pensare, come di certo qualcuno farà, al gesto isolato di un folle.
Quanto successo sembra piuttosto il frutto maturo di una ideologia di violenza e di odio – continua la rappresentanza sindacale – che mette nel mirino chiunque provi a distaccarsi da un’idea dominante e precostituita di verità e giustizia. Da troppo tempo nel nostro Paese si alimentano processi pubblici nelle piazze e in televisione ai danni di chi non rappresenta quella che sempre più appare come la ‘casta dei giusti’: da una parte i politici del popolo, dall’altra i cattivi; da una parte i sindacalisti democratici, dall’altra quelli asserviti; da una parte i giornalisti impegnati, dall’altra quelli prezzolati. Uno schema facile e violento i cui risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti e dei quali anche i giornalisti di Libero, come molti altri colleghi, pagano e hanno pagato il prezzo”.
Il Cdr di Libero, perciò, esprime ”la sua solidarietà e la più affettuosa vicinanza a Maurizio Belpietro e si augura che questo ennesimo episodio serva almeno a risvegliare in tutti quel senso di responsabilità ed equilibrio strangolato da un odio politico che ricorda, tragicamente, altre epoche non troppo lontane”.