Nel 25° della morte di Siani, don Tonino Palmese invita a raccontare il sistema criminale

Cari giornalisti non “deve andare così”

Don Tonino Palmese

NAPOLI – “Celebriamo il XXV anniversario dell’uccisione di Giancarlo Siani, giornalista, ed è ancora forte l’esigenza di verità e di giustizia”. Lo sostiene don Tonino Palmese, sacerdote salesiano e referente di Libera per la Campania. “La magistratura – ricorda don Palmese – è giunta alla conclusione che Giancarlo è stato ucciso dalla camorra. La camorra che arma le mani dei killer, in vista dell’esecuzione della condanna a morte. Ma la camorra, ovviamente è anche altro e questo non lo può dimostrare la giustizia”. “Quando penso alla vita di Giancarlo, anzi quando approfondisco la biografia del giovane cronista ucciso venticinque anni fa – chiarisce il sacerdote – vedo il contesto nel quale si organizzò la ‘condanna a morte’ di Giancarlo, da parte della camorra. Un contesto che oggi si perpetua e giungo pertanto (con pudore) ad alcune conclusioni”.
Per il referente di Libera Campania, “è sistema criminale la precarietà dei lavoratori. È sistema criminale, l’assunzione di raccomandati. È sistema criminale, vivere in città brutte, violente e ricche solo d’ignoranza. È sistema criminale, la politica che non vede e peggio ancora quando collude con il crimine. È sistema criminale, non ‘obbligare’ le famiglie nel mandare i figli a scuola, ma allo stesso tempo è un crimine non trovare una scuola aperta bella e umana. È sistema criminale non far diventare i bambini ciò che sono: innocenti”.
È sistema criminale, prosegue don Palmese, “una informazione che ieri, come oggi si innamora delle proprie tesi (magari prezzolate) e non descrive la vita della gente, ma gli inciuci che distolgono l’attenzione dalla vita. È sistema criminale, il mito dell’avere e dell’apparire che affollano le pagine dei giornali e delle televisioni. È sistema criminale, la demagogia che trasforma uomini mediocri, perché incapaci d’amare, in politici e governanti che dovrebbero aver cura del bene comune, magari con la scelta preferenziale dei più poveri. È sistema criminale, quando io credente, oso dire: addà ì accussì (deve andare così, ndr.)”. Questo e tant’altro, secondo il salesiano, “hanno determinato l’uccisione di Giancarlo Siani”. Eppure, conclude, “una certezza si fa consolazione e speranza: la memoria di Giancarlo ha messo in vita tanto amore e tanto impegno, mentre il crimine e l’indifferenza dei tanti si dissolve nel nulla. Perciò, penso che Giancarlo vive”.

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