Mediacoop: "Il regolamento non ha senso. Andava accolta la proposta Fnsi sul tetto legato ai dipendenti"

Editoria: contributi con quali fondi?

Paolo Bonaiuti

ROMA – “Restiamo convinti che il Regolamento non ha alcun senso se non si modifica l’art. 44 della legge 133 del 6 agosto 2008 nonché il comma 62 dell’art. 2 della legge finanziaria 2010 per ripristinare il carattere di diritto soggettivo dei contributi diretti all’editoria”. Lo afferma Mediacoop, l’associazione nazionale delle cooperative giornalistiche, editoriali e della comunicazione, secondo cui “ciò non può essere fatto con lo strumento del Regolamento. D’altra parte – denuncia Mediacoop – è la soppressione di tale diritto e la falcidia del Fondo Editoria, che determinano una situazione  di grave crisi delle aziende editoriali cooperative, non profit e di partito, con rischi  enormi per la continuità della maggioranza delle testate interessate e con effetti rilevanti sull’occupazione del settore”.

La necessità di sanare questa situazione è stata più volte affermata dal Parlamento con due ordini del giorno, accolti dal Governo (n. 9/2936/237 e 9/2936/191), di maggioranza e di opposizione, tesi a superare il comma 62 dell’art.2 della finanziaria 2010 ed a ripristinare il diritto soggettivo ai contributi diretti, nonché dall’ordine del giorno n. G200/DDL1995 della prima Commissione del Senato. La richiesta è stata ulteriormente ribadita dalla Commissione Cultura della Camera che la ha posta come condizione al parere favorevole sul Regolamento. Tutto ciò a riprova della volontà di entrambe le Camere di conservare un istituto ritenuto cruciale ai fini della tutela del pluralismo e del diritto dei cittadini alla informazione garantiti dall’art. 21 della Costituzione.
In linea generale Mediacoop continua a ritenere “del tutto inopportuna  la definizione con un regolamento dei criteri di erogazione dei contributi diretti a quotidiani e periodici oltre che discutibile sotto il profilo costituzionale. Si stabilisce, in tal modo, un rapporto di sudditanza tra Governo e sistema dell’informazione, che abbiamo deprecato e contrastato quando è stato avanzato da un Governo di altra ispirazione politica e non possiamo che considerare inaccettabile anche ora”.
Poiché il testo del Regolamento deve ancora essere sottoposto alla nuova approvazione del Governo, dopo l’avvenuto esame da parte delle Commissioni Parlamentari e del Consiglio di Stato, Mediacoop, mentre apprezza il recepimento di alcune sue proposte emendative  torna a chiedere l’introduzione delle altre correzioni a suo tempo presentate.
Più specificamente, secondo Mediacoop “è grave che il regolamento stabilisca un regime diverso per i giornali di partito, ancorati alle vecchie regole, restando per loro, al fine dei contributi, il riferimento – per altro censurato dallo stesso Consiglio di Stato –  alla tiratura e non alla diffusione e non prevedendo  alcun rapporto tra diffusione e vendita. Abbiamo difficoltà a comprendere, poi – sottolinea Mediacoop – il fatto che nel Regolamento non sia stata accolta la nostra proposta – per altro condivisa dalle altre associazioni e dalla Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) –  di introdurre un ulteriore tetto ai contributi, legato al numero dei giornalisti dipendenti, che avrebbe consentito un ulteriore risparmio per le casse dello Stato ed incentivato l’occupazione. 
Del tutto inutile, se non dannosa, l’abolizione del tetto (30%) per la pubblicità ai fini dell’accesso ai contributi. Mentre ciò non incide affatto sulle discriminazioni operate dal mercato nei confronti dei giornali di idee, non profit e di partito, dall’altro passa sotto silenzio la vera causa delle difficoltà di tale editoria cui cerca di mettere riparo il sostegno pubblico. 
Desta sconcerto e sorpresa, infine, il fatto che non siano state recepite le puntuali e specifiche modifiche, unanimemente richieste dalla Commissione Cultura della Camera come condizione per un parere favorevole sulla proposta di  Regolamento”. 
Mediacoop chiede, quindi, al sottosegretario Bonaiuti di provvedere ad introdurre tali modifiche  rispettando la volontà del Parlamento.

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