Il rinvio a settembre del Ddl Alfano fa paventare l'affossamento definitivo

Elegante addio ad una legge sbagliata?

Slitta a settembre l’esame del ddl Alfano. Stamane, all’ordine del giorno della 362^ seduta della Camera dei Deputati, figura, infatti, in coda ai lavori, il punto relativo alle “Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato)”. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha, quindi, deciso che, nell’ultima giornata di lavori prima della pausa estiva, si terrà solo la discussione generale (sette ore in tutto) sul ddl intercettazioni, ma non il voto sul testo, che, quindi, slitta quantomeno a settembre.
Il presidente dei deputati Pd, Dario Franceschini, ritiene che “piuttosto che un rinvio, si tratta del definitivo affossamento della legge”.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, aveva ipotizzato un calendario d’Aula delle prime settimane di settembre che comprendeva anche il ddl Alfano, ma Franceschini ha chiesto il rinvio di ogni decisione ad un’apposita conferenza dei capigruppo da convocare dopo la pausa estiva.
E’ il preludio al definitivo accantonamento della legge? Certo è che la maggioranza ha optato per il rinvio della discussione finale, rinunciando al voto sulle questioni pregiudiziali sollevate dall’opposizione. Passaggio, questo, che avrebbe potuto riservare pericolose insidie, considerato che il Pd aveva annunciato di voler calendarizzare la mozione di sfiducia al sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo presentata dall’Italia dei Valori. Mozione finalizzata a sollevare il sottosegretario dall’incarico di seguire l’iter del ddl intercettazioni perché “politicamente inopportuno”, visto il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulla cosiddetta P3.
Il rallentamento potrebbe, comunque, rappresentare la sintesi delle dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, alla luce dei “correttivi” imposti dai finiani e dall’opposizione, non ha esitato a parlare di “testo tanto snaturato da non avere più senso”. Va, infatti, ricordato che il premier, qualche giorno fa, ha dichiarato che “la legge sulle intercettazioni è stata massacrata e io sono tentato addirittura di ritirarla”, aggiungendo che “questa legge migliorerà qualche cosa, ma non ridà al cittadino l’inviolabilità delle comunicazioni. Non è vivere in un Paese civile pensare che non possiamo parlare al telefono di certe cose…”.
Da non sottovalutare, infine, il ruolo della Federazione Nazionale della Stampa che, attraverso la “Giornata del silenzio” e le iniziative di protesta organizzate sul tutto il territorio nazionale, ha compattato giornalisti e cittadini contro il disegno di legge Alfano. Un provvedimento che limita pesantemente la libertà di stampa e prevede pesanti sanzioni contro editori e giornalisti che danno conto di fatti di cronaca giudiziaria ed indagini investigative.
In Calabria, più che in altre regioni, il rischio avvertito nel decreto legge sulle intercettazioni è quello della legalizzazione dell’omertà, ovvero della condanna a morte del diritto di cronaca e, più in generale, della libera informazione.

I commenti sono chiusi.