ROMA – La Federazione Nazionale della Stampa esprime preoccupazione per l’irruzione di agenti del Ros all’interno della redazione centrale del Secolo XIX e della redazione di Chiavari dello stesso giornale: un covo di notizie. Ipotesi di reato: violazione del segreto istruttorio.I militari hanno perquisito le scrivanie di quattro cronisti, sequestrato gli hard disk delle loro stazioni di lavoro. Altri militari hanno perquisito le abitazioni dei giornalisti sequestrando agende e personal computer. I colleghi sono inquisiti per avere messo i lettori in condizione di comprendere – attraverso la pubblicazione di atti e intercettazioni – intrecci e connessioni traaffari malavita e politica al centro di un’inchiesta che ha coinvolto l’intero Paese.
Al di là di ogni altra valutazione, la vicenda dimostra che già oggi i magistrati hanno gli strumenti per limitare la stampa e quindi non sussistono le ragioni per dovere ricorrere a leggi-bavaglio. Ma, conclusivamente, la vicenda dimostra anche come i giornalisti siano tenuti a rispettare sempre e comunque il dovere di informare i loro lettori. Una “colpa” della quale i giornalisti italiani continueranno a volere rispondere.
Associazione Ligure Giornalisti, Gruppo cronisti liguri e Ordine dei giornalisti della Liguria, sulla vicenda, sottolineano che “mentre è in corso una delle più importanti indagini sulla malavita organizzata con connessioni politiche nel Nord Italia, in Lombardia e Liguria una dozzina di carabinieri del Ros sono stati distratti da incombenze ben più importanti per perquisire la redazione centrale di Genova e quella di Chiavari de Il Secolo XIX.
Il motivo della perquisizione? La pubblicazione di atti e intercettazioni che hanno svelato intrecci e connessioni tra affari malavita e politica. Indagati quattro colleghi cronisti del Secolo XIX. Se mai era il caso, questa vicenda conferma l’impegno dei giornalisti sul fronte dell’informazione, il no a ogni bavaglio, la non trattabilità dei disegni di legge che limitano indagini e informazione. Ma anche il no a ogni forma coercitiva o intimidatoria da qualsiasi parte provenga nei confronti dei giornalisti. I colleghi del Secolo XIX non sono soli e non è un modo di dire. La loro <<colpa>> la sosteniamo, sottoscriviamo e condividiamo in pieno”.