ROMA – “In difesa della libertà dell’informazione e a sostegno della mobilitazione contro la <<legge bavaglio>> sulle intercettazioni telefoniche”. I parlamentari del Partito Democratico, membri della VII Commissione Cultura della Camera, replicano, così, a Giancarlo Mazzuca, deputato Pdl, ex direttore del Resto Carlino e del QN, il quale (come pubblicato ieri da Giornalisti Calabria) ha denunciato che “se la riforma dell’Ordine dei Giornalisti non decolla è tutta colpa del Partito Democratico”.
I deputati del Pd, Manuela Ghizzoni e Ricardo Franco Levi, affermano che “hanno deciso di sospendere la loro partecipazione ai lavori per la riforma dell’Ordine dei giornalisti in un momento in cui governo e maggioranza cercano di stravolgere ruoli, diritti e responsabilità degli operatori dell’informazione.Per questo consideriamo che manchino le condizioni per un intervento condiviso sulla professione del giornalista”. “La decisione di bloccare il lavoro parlamentare sulla riforma dell’Ordine – affermano i parlamentari Pd – è segno e strumento del nostro impegno per la tutela della libertà dell’informazione. Nessuno può interpretare questa scelta come il frutto di un disinteresse del Partito Democratico nei confronti della professione giornalistica. L’intenso lavoro svolto all’interno stesso della Commissione Cultura della Camera e che – come ben sa il relatore on. Mazzuca – ha già portato a modificare in profondità il testo originario della proposta di riforma con, in particolare, l’ipotesi di costituire un giurì realmente rappresentativo e autorevole al quale affidare la missione di giudicare delle eventuali lesioni ai diritti dei terzi causati dalla pubblicazione di articoli di giornale. Questo lavoro, ripetiamo, è ampia testimonianza dell’impegno del Partito Democratico e dei suoi parlamentari.
Quali che ne siano le forme organizzative e di rappresentanza, la professione del giornalista, nel suo cammino e nel suo operare quotidiano, si orienta su una ben visibile stella polare, la libertà d’informazione. Nel momento in cui questa libertà è minacciata dalle scelte del governo e dalla maggioranza, i deputati del Partito Democratico membri della Commissione Cultura confermano il loro giudizio sull’assenza delle condizioni per un operare condiviso e ribadiscono la loro decisione di sospendere la loro partecipazione ai lavori per la riforma dell’Ordine”.