L’Affabulatore d’oro

Affabulatore, una parola complessa

Un termine, affabulatore, sul quale vale la pena soffermarsi a riflettere, con la consapevolezza di avere a che fare con una parola complessa, nella forma e nel significato. Partiamo da una considerazione: nel linguaggio comune molto spesso è detto affabulatore colui (o colei) che sa incantare gli altri con la parola, magari farcendo il discorso con elementi rubati alla fantasia. Eppure la storia, prima tra tutte quella della nostra lingua, ci insegna che il verbo “affabulare” ha un significato tutt’altro che negativo.

Nella cultura latina, alla quale siamo indiscutibilmente debitori, affabulare altro non è che l’arte di saper raccontare. Ovvero esporre, in forma corretta e con la giusta modulazione, una “fabula”. Un racconto, prima che una narrazione fantastica, un’espressione ben fatta, accattivante, utilizzando al meglio il dono della parola.

E allora si comprende come, in realtà, la stessa affabulazione sia un dono. Una capacità preziosa, di cui pochi possono fregiarsi, di saper comunicare al meglio un concetto, un ideale, un pensiero. Affabulare, ovvero essere in grado di esprimersi in maniera sapiente e consapevole, emozionando chi ci ascolta. Creare il contatto attraverso il risalto della parola, sfruttandone la capacità evocativa e scegliendo le parole stesse con cura e, al contempo, spontaneità.

Non va neppure dimenticato che proprio nel significato originale e immediato del verbo affabulare, c’è tutta la positività del suo concetto: raccontare una favola ad un bambino significa creare un meraviglioso contatto con lui, aprire un canale di comunicazione con il linguaggio e le modalità a lui più affini.

E che dire degli istrionici affabulatori del palcoscenico? Parliamo, in fondo, di artisti che riescono a riportare nelle parole tutta l’esuberanza, la forza e l’emozione di un fatto, aprendo un dialogo con l’altro. In questo caso il pubblico.

httpv://www.youtube.com/watch?v=ID5JBzFnaAI

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