Carlo Parisi (Fnsi): “Perchè, aldilà della provocazione, qui non si campa d’aria”

“È la festa del lavoro: un diritto, non un privilegio”

Da sinistra: Nicola Gratteri, Francesco Cavallaro, Michele Albanese, Carlo Parisi, Raffaele Lorusso, Daniele Cerrato, Carlo Verna e Giuseppe Soluri

REGGIO CALABRIA – «È la Festa di tutti i lavoratori, dei giornalisti in primis, ma non solo, quella che celebriamo oggi a Reggio Calabria, che, al pari di tante altre realtà del Sud, non è certo un’isola felice per quanto riguarda l’occupazione: proprio per questo siamo qui, tutti insieme, su iniziativa della Federazione nazionale della stampa italiana, per ribadire il valore di un diritto sacrosanto, quello al lavoro.

Carlo Parisi

Un diritto, si badi bene, non un un privilegio o un’opportunità concessi su base geografica o per conoscenza». Tira dritto il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, aprendo i lavori della Festa del lavoro organizzata dalla Federazione della stampa nell’Auditoriom Nicola Calipari di Palazzo Campanella, a Reggio Calabria, dove stamane si sono dati appuntamento tantissimi giornalisti arrivati da tutta le regione e da numerose città e realtà del Paese.
«Quella odierna è un’iniziativa di grande respiro, aperta ai cittadini, alle istituzioni, a tutte le forze politiche e sociali, senza privilegiare alcuna bandiera: d’altronde quella che ci accingiamo a celebrare è la Festa del lavoro, dei diritti e della dignità del sindacato unitario dei giornalisti italiani».

Carlo Parisi e Nicoletta Giorgetti

Un primo maggio storico, quello targato Fnsi, che ha scelto di organizzare la sua prima Festa del lavoro a Reggio Calabria: «Perchè, se è vero che i giornalisti soffrono a qualunque latitudine, sotto lo scacco delle minacce e dei soprusi a vario titolo, è altrettanto innegabile che è al Sud che la sofferenza si fa più acre. È al Sud che il lavoro richiede, a tutt’oggi, i sacrifici più grandi».
Poche chiacchiere, «bisogna agire  – ha rimarcato Carlo Parisi – perché, aldilà dell’ironica provocazione di Otello Profazio, il Premio Tenco che oggi ci accompagna con le sue ballate, qui non “si campa d’aria”.
E lo dico soprattutto ai giovani, a quelli che guardano ancora con speranza e ammirazione alla professione giornalistica e non solo: abbiate il coraggio di difendere il vostro diritto al lavoro, la vostra dignità, non chinate la testa davanti al prepotente di turno. E, soprattutto, non lasciate le porte socchiuse, che tanto piacciono alla criminalità».
«Perché il precariato, è bene ricordarlo, è figlio anche del consapevole rifiuto di far valere i propri diritti: il lavoro va pagato e se lo stipendio non viene corrisposto va denunciato, va detto un sonoro “no”!» (giornalistitalia.it)

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