In un’intervista al “Qn”, il direttore dell’Adnkronos, Pippo Marra, parla “da cronista di strada” della sfida multimediale

Il futuro del giornalismo è una questione di cuore

Pippo Marra e Rupert Murdoch al World Media Summit di Pechino

ROMA – “Il flash più bello è quello che devi ancora battere. Lo devi sentire dentro”. Lo dice il direttore dell’Adnkronos, Giuseppe Pasquale Marra, in un’intervista al Gruppo Qn (“Il Giorno”, “Il Resto del Carlino” e “La Nazione”), che parte dai 50 anni del Gruppo Adnkronos per tracciare il futuro dell’informazione e la sfida multimediale.
“Sono un cronista di strada – spiega Marra nel colloquio – Non ho mai perso il fiuto per la notizia e la bellezza di dare un «take». Per essere un bravo giornalista devi metterci il cuore. Vale sempre una regola: essere costruttori di notizie, non ripetitori”.
Il giornalista “deve avere un unico obiettivo: la notizia. Le notizie sono come le pepite d’oro, le devi cercare. Le trovi scandagliando la sabbia mista a fanghiglia”.
Il direttore dell’Adnkronos ricorda il cammino fatto dal Gruppo, “percorsi e storie fatte di uomini e donne, di impegno e ricerca. Non ci siamo mai fermati, e questo è stato il nostro segreto. Ho provato orgoglio nel 2009 – sottolinea – quando l’Adnkronos è stato l’unico Gruppo del mondo dell’informazione italiana al World Media Summit di Pechino. Ricordo il confronto che ebbi, tra gli altri, con «The Shark», Rupert Murdoch. Sapevamo entrambi che l’informazione deve coniugare qualità e velocità. Al Summit tenni un intervento su tecnologia ed editoria, sviluppando le sollecitazioni che arrivavano dal multimediale come frontiera di comunicazione su cui si gioca la partita del futuro. Ci guardammo negli occhi, e nel 2011 salutammo il lancio sulla piattaforma satellitare Sky del canale 440, Doctor’s Life, edito dall’Adnkronos Salute e dedicato alla formazione e informazione medico scientifica. Un’altra scommessa”.
Il discorso si sposta, quindi, sulla multimedialità. “Nell’era della comunicazione globale – rimarca Marra – se un gruppo editoriale non investe nel multimediale, ha i giorni contati. Siamo stati i primi in Italia a crederci, iniziammo nel 1964. Ma questa è storia.
E’ il futuro, invece, l’unico tempo che io amo e che ci appartiene davvero. Perché ci stimola a fare cose nuove. La bisaccia del «frate cercatore» resta sempre sulle spalle del giornalista, ma dentro ora c’è un tablet. Una foto, spesso, racconta più di un testo. Così come una notizia va «vestita» con un video, dando voce ai protagonisti e stimolando il dibattito sui social network, l’agorà che raggiunge tutti in tempo reale e in 140 caratteri ti racconta un mondo.
La cosa che ci fa piacere – conclude il cavaliere del lavoro – è vedere la stima di tante istituzioni e soprattutto di tanti cittadini e utenti che ogni giorno – attraverso il sito Ign e i social network, oltre ai canali multimediali dell’agenzia – fanno un pezzo di strada insieme a noi.
L’Adnkronos in questi anni è diventata un moltiplicatore. Stiamo mettendo a punto una nuova strategia per posizionarci nel panorama editoriale, e il futuro ci vedrà in piedi”. (Adnkronos/Ign)


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