Aperta la trattativa per il rinnovo quadriennale. Alla “scure” della Fieg, la Fnsi risponde con saggezza e responsabilità

Contratto giornalisti: contro la crisi qualità e sviluppo

L’apertura delle trattative per il rinnovo del contratto Fieg-Fnsi, stamani a Roma

Franco Siddi

ROMA – “Un esordio nel segno della discontinuità”. Nella frase del presidente Giulio Anselmi i propositi – tutt’altro che distensivi – della Federazione Italiana Editori Giornali sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico scaduto il 31 marzo scorso.
Un contratto Fieg-Fnsi che, in un momento di “crisi generale del giornalismo professionale e del mercato editoriale, per il presidente degli editori “impone un obiettivo comune: la tenuta del sistema”.
In parole povere, per Anselmi, “vista la crisi, è inimmaginabile pensare ad aumenti salariali”, anzi è auspicabile “un adeguamento del contratto ai nuovi modelli organizzativi, tenendo conto delle nuove tecnologie”. Un concetto elegante per reclamare: flessibilità, introduzione di nuove figure professionali, soppressione degli «automatismi» e rinegoziazione dell’accordo del 1985 sull’ex fissa, l’indennità differita alla fine dell’attività lavorativa per quanti hanno maturato 15 anni di anzianità nella stessa azienda.
Il bastone e la carota. Anselmi, ricordando di essere giornalista, oltre che presidente dell’Ansa e della Fieg, riconosce  al sindacato “un atteggiamento responsabile”, ma subito dopo affonda il coltello nella piaga del precariato mettendo a nudo il progetto demolitore della Fieg che vorrebbe “ridefinire  i confini tra lavoro parasubordinato e subordinato”. Chi ha un contratto Fieg-Fnsi pensa subito agli articoli 2 e 12, ma non è escluso che il ragionamento sia più sottile andando ben oltre gli elementi di questa trattativa. La Fieg potrebbe, insomma, puntare a qualcosa di più sostanzioso – per le tasche degli editori, naturalmente – ovvero alla trasformazione dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa (appunto il lavoro parasubordinato) in partite Iva, con un abbattimento dell’aliquota contributiva di quasi 25 punti percentuali. Un calcio in bocca ai giornalisti più deboli.
Stamane, nella sede della Fieg, in via Piemonte a Roma, all’avvio del confronto per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico Fieg-Fnsi, le delegazioni erano schierate al gran completo: da una parte del tavolo gli editori con in testa il presidente Giulio Anselmi ed i vicepresidenti Azzurra Caltagirone e Stefano De Alessandri, dall’altro i giornalisti guidati dal segretario generale e dal presidente della Fnsi, Franco Siddi e Giovanni Rossi, e dai presidenti di Inpgi e Casagit, Andrea Camporese e Daniele Cerrato, oltre alla Giunta Esecutiva della Fnsi ed ai segretari e presidenti delle Associazioni Regionali di Stampa.
“Stiamo vivendo una delle crisi più cruente della nostra storia e, per questo, ci auguriamo che saremo in grado di mettere in campo azioni congiunte e responsabili”, ha detto Anselmi proponendo quattro “tavoli di lavoro” su: “contratto”, “Inpgi”, “lavoro autonomo e giovani”, “ex fissa”. Quindi un tempo di lavoro: due mesi di impegno per poter fare il punto prima dell’estate. Al presidente della Fieg sono stati sufficienti un paio di minuti per “mostrare i muscoli” nella “continuità” della tradizione.
Più lunga e argomentata la replica del segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che ha dato “la disponibilità del sindacato ad aggiornare il contratto nazionale”, ma a precise condizioni che tengano conto sì della crisi, ma anche dei giornalisti in quanto persone, che non possono essere certo tagliate con un colpo di scure alla stregua di un ramo secco. Anzi – ha sottolineato Siddi – per risollevare le sorti dell’informazione, bisogna, invece, necessariamente puntare sulla qualità e per farlo, sono necessari investimenti sulla formazione e su tutti gli elementi utili a creare condizioni di sviluppo. Senza contare che, se da un lato, la crisi crea difficoltà nei conti delle aziende, dall’altro rischia di riflettersi pesantemente sugli istituti di previdenza e assistenza, Inpgi e Casagit, che – soprattutto il primo – rappresentano interessi comuni da salvaguardare”.
“Chiedere, insomma, soldi per un welfare attivo del lavoro”, per Siddi è “un obbligo morale, non certo un motivo di vergogna” in uno scenario desolante nel quale di «automatismi da abolire» ne vediamo ben pochi, mentre abbondano i drammi di quanti – sempre più – hanno finito per “approfondire” sulla propria pelle i temi della solidarietà, della cassa integrazione, della disoccupazione.
Forte e chiaro, quindi, il messaggio agli editori: “Non considerate i giornalisti come nemici” e non approcciarsi alla trattativa con l’intento di tagliare solo e comunque. Salvare il sistema è un obiettivo comune, ma la politica dei redditi non può essere considerata un optional”.
“Se, infatti, l’intenzione della Fieg è di sbaraccare il contratto – ha tagliato corto Siddi – non ci saremo”, ricordando che “in altri tempi, dalle parole del presidente Anselmi avremmo tratto conclusioni negative. Adesso vogliamo, invece, trovarci la volontà di individuare un percorso comune contro il declino del mercato e dell’occupazione”.
“L’informazione italiana – ha detto ancora Siddi – non ha certo bisogno di un accordo involutivo, ma di trovare elementi di sviluppo accanto al governo della crisi. E nel processo di aggiornamento dei rapporti di lavoro, lo Stato dovrà fare la sua parte perché i costi del welfare non possono essere scaricati solo sull’Inpgi”. Il segretario generale della Fnsi si riferisce anche ad “un tavolo istituzionale supplementare che riformi la legge 416 nel segno del rigore e della trasparenza. Una riforma che tenga conto di tutto il sistema della multimedialità”.
Il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, dopo aver sottolineato “la volontà di accompagnare le parti in questo percorso di negoziazione”, che cade in un contesto storico assolutamente rilevante, dal canto suo ha ricordato che, negli ultimi tre anni, l’istituto ha messo in campo circa 100 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali. ”Uno sforzo enorme perché – non dimentichiamolo mai, ha ammonito Camporese – la previdenza sta nella pelle e nella carne della gente”.
La trattativa per il nuovo contratto nazionale di lavoro giornalistico Fieg-Fnsi, insomma, si è appena aperta e – come sostiene Camporese – per salvare il sistema e la professione occorre uno sforzo comune di editori e giornalisti, senza pregiudizi, ma con “coraggio, trasparenza e concretezza”. (Giornalisti Calabria)

I quattro “tavoli” di confronto per le commissioni bilateriali Fieg-Fnsi

1) Innovazione contrattuale in relazione alla multi e alla cross medialità che determina l’individuazione di nuove figure professionali ed elementi di nuova articolazione organizzativa e partecipativa del giornalista;
2) stabilità del sistema previdenziale di categoria (Inpgi) e proposte di azioni per ammortizzatori sociali adeguati sia per reggere il peso della crisi che colpisce il lavoro sia per favorire ripresa e sviluppo;
3) studio e ridefinizione di confini, di modelli di inquadramento contrattuale per le nuove forme di lavoro subordinato derivanti da vecchi processi di inquadramento di lavoro autonomo e per le forme di parasubordinazione, nonché per le garanzie da assicurare alle collaborazioni che manterranno realmente il carattere di lavoro autonomo;
4) messa in sicurezza con interventi e misure anche riformatrici dell’istituto del fondo integrativo sostitutivo del preavviso (ex fissa), che oggi ha una sofferenza finanziaria, e per il quale devono essere individuate opportune soluzioni.

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