Una riflessione del direttore di Tv 2000, Dino Bofffo, sul 2012 televisivo che sta per concludersi

E’ tempo di bilanci anche per la tv italiana

Dino Boffo

ROMA – Il 2012 sta per concludersi ed è “tempo di bilanci anche per la tv italiana”, spiega Dino Boffo, direttore di Tv 2000, nella sua newsletter settimanale.
“Sui grandi quotidiani – evidenzia – si stanno ospitando articolesse solenni e documentate circa gli esiti della stagione 2012, non lesinando su una giusta enfasi valutativa circa i risultati ottenuti dalla tv generalista”.

Menù personalizzato

“I numeri sono numeri, non opinioni vaghe e astratte”, ma, per Boffo, “oltre che dare con dovizia ragguagli sulle performance dei canali generalisti e sulle specialità che li rendono originali nell’universo televisivo occidentale”, “sarebbe preferibile una fotografia a tutto tondo, di quelle che non tralasciano alcun argomento determinante il successo ma neanche tacciono sull’inesorabile erosione, ormai endemica, cui questi mega-canali sono soggetti, specie dall’apparire del foltissimo bouquet delle reti native digitali”.
Anche per queste, infatti, “i numeri sono numeri, e occorre averne rispetto”. Così “si deve dire è che alla fine di questo 2012 un quarto abbondante della platea televisiva nazionale ha abbandonato i canali consueti e si sta avventurando anche in altri ascolti”.
“Perché mai – si chiede il direttore di Tv 2000 – si deve avere così poca considerazione delle persone adulte e anziane, e del Paese ‘normale’? E perché, chi guarda talune fiction, non può poi cercare altro su altre reti, quasi fosse fatalmente condannato alle cave di pietra generaliste?”.
“La nostra modesta esperienza – risponde Boffo – ci dice che proprio coloro che trascorrono più ore del giorno a casa sono oggi tra quanti sanno manovrare meglio il telecomando. E da tempo hanno imparato a farsi un menù personalizzato, che spazia tra canali nazionali e locali, tra intrattenimento, politica, cultura e religione”.

I problemi del digitale
Ma “cosa sarebbe oggi del pubblico televisivo nazionale se la conversione dal sistema analogico a quello digitale fosse stata quello che doveva essere, e secondo quanto è effettivamente costata alle tasche degli italiani?”.
Il direttore di Tv 2000 non si fa “una ragione del perché anche la nuova dirigenza Rai non abbia voluto finora affondare il coltello circa le responsabilità di coloro che a tutt’oggi impediscono ad un quinto della platea televisiva di vedere con soddisfazione la nuova, tanto decantata tv digitale, dovendo invece accontentarsi dei quadrettini frizzati o del nero che per ore e ore domina il teleschermo, quasi che non valesse su questo dorsale della vita collettiva il principio dell’uguaglianza tra i cittadini”.
“Ci dicano una buona volta perché – conclude Boffo – il digitale targato Mediaset funziona e quello targato Rai funziona solo a metà. Gli esborsi ci sono stati, è la resa adeguata che per ora manca”. (Sir)

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