Il segretario generale della Fnsi sottolinea al “Qn” che “slitta lo sciopero ma non la protesta”

Franco Siddi: “Il bavaglio non ci intimidisce”

Franco Siddi

ROMA – “Non ci lasciamo intimidire. Slitta lo sciopero ma non la protesta. Non lasceremo che la propaganda, perché è pura propaganda, metta i giornalisti da una parte e i direttori dall’altra”. Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, è durissimo nei confronti di “un mondo politico che ha perso la bussola e vorrebbe imbavagliare la stampa con una legge dai caratteri palesemente incostituzionali: questo è il colpo di coda di una politica allo sbando, priva di idee e piena di rancori”.
In un’intervista a Stefano Grassi, pubblicata oggi da Quotidiano Nazionale, Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione, Franco Siddi spara a raffica le sue ragioni contro il provvedimento sulla diffamazione: “Un gravissimo attacco a tutti i giornalisti italiani”.
Perché questo accanimento contro la stampa?
“C’è una parte del mondo politico italiano che non tollera, che non ha mai tollerato la libertà della stampa. Troppe volte i giornalisti si sono trovati a confliggere con il potere e con settori parlamentari. Assistiamo ora a una sorta di regolamento di conti grazie a una legge sulla cui tecnicalità il governo stesso ha espresso forti critiche”.
E poi, scusi, sparisce la figura del direttore responsabile?
“Ma certo. È una delle contraddizioni palesi del provvedimento. La Fnsi ha sempre ribadito la sua linea di intransigenza a tutela dei diritti all’informazione e alla dignità delle persone. Misure concrete ed efficaci come la rettifica documentata e riparatrice e il Giurì per la libertà e l’informazione non sono state nemmeno prese in considerazione perché c’è una parte della politica che vuole far valere poteri di comando e controllo che non le appartengono”.
Ma può bastare uno sciopero per opporsi a tutto questo?
“Certamente no. Occorre ribadire che lo sciopero, per noi, rappresenta solo uno strumento, un micidiale strumento cui ricorrere in casi estremi, Ma restiamo comunque disponibili, come abbiamo del resto sempre dimostrato, al confronto sui fatti, sulle proposte concrete. In ogni caso non esiteremo a usare tutti gli strumenti a nostra disposizione e se la legge dovesse essere approvata nei termini attuali, che consideriamo inaccettabili, ci appelleremo al Presidente della Repubblica. D’altra parte il Quirinale non potrà promulgarla: per gli evidenti vizi di incostituzionalità”.
La stampa ritroverà la sua unità?
“Trovo incredibile il gesto del Giornale e di Libero e di quei colleghi che si sono sottratti a una chiamata che riguarda in prima persona tutti i giornalisti italiani, quando messa in causa la stessa libertà di stampa La presa di posizione di quelle testate non diminuisce ma rafforza le ragioni della battaglia che è sui principi: l’autonomia del giornalismo nella ricerca di verità. Denunciamo il personalismo di chi crede di essere il microfono di Dio. Mi dispiace per Sallusti, ma non è il suo vittimismo narcisista che può far cambiare le cose”.

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