Il segretario del Sindacato giornalisti Rai, Verna, al Congresso in corso a Salerno: “I vertici ad un governo finiscono per rispondere”

Usigrai: “Le mani dei partiti ancora lunghe su Viale Mazzini”

Il Congresso dell’Usigrai in corso fino a sabato 24 a Salerno

SALERNO – “Le mani dei partiti continuano ad allungarsi su viale Mazzini. Con il governo tecnico si registra una tregua rispetto alla battaglia quotidiana che infuria da troppo tempo sulla Rai, ma i vertici, nominati pur sempre da un esecutivo, ad un governo finiscono per risponder”. Lo ha detto Carlo Verna, segretario uscente dell’Usigrai, nella relazione che a Salerno ha aperto i lavori del XIII congresso del sindacato dei giornalisti Rai.
E “peraltro può essere pericoloso – ha aggiunto – il precedente di un premier che ha deciso tutto da solo in presenza di alcune condizioni particolari che dopo le prossime elezioni potrebbero non esserci”.
Un riferimento ai nomi indicati per la presidenza e la direzione generale di viale Mazzini, quando Verna parla di decisioni che Monti ha preso da solo. La Rai ha di fronte tre problemi chiave da superare: governance, natura giuridica e risorse, ha detto Verna. Quello della governance è “una vecchia questione irrisolta. Come garantire l’effettiva appartenenza ai cittadini, generando pluralismo, senza lottizzazione?”.
Per il segretario dell’Usigrai, finora “nessuna risposta soddisfacente è arrivata. Quanto alla natura giuridica, un Servizio Pubblico multimediale ha connaturati principi che l’Uer/Ebu (l’associazione europea dei broadcaster pubblici, ndr) ha provato a ridefinire. Ma neanche può sottrarsi al mercato. Come ci si può muovere in uno scenario di concorrenza multipiattaforma con le regole della pubblica amministrazione?”, la domanda che il segretario pone.
E poi la certezza di risorse: “L’evasione del canone non è stata finora contrastata in alcun modo dallo Stato, che pure dovrebbe garantire il pagamento di quelle funzioni demandate alla Rai dal cosiddetto contratto di servizio. La qualità del prodotto per il quale il 70 per cento dei cittadini paga viene affievolita perché il 30 per cento non lo fa”.
Tornando alla situazione in Rai derivante dall’esistenza del governo tecnico, Verna riconosce che questo tipo di esecutivo “porta con sé una novità assoluta da quando si applica la pessima legge Gasparri”, cioè “amministrare a prescindere da maggioranze politiche in Cda. Infatti oggi col voto del presidente e del rappresentante del ministero dell’Economia, a meno che centrodestra e centrosinistra non si coalizzino, è possibile sempre impedire ad uno dei due blocchi di fermare eventuali congrue proposte del direttore generale. Proposte che in passato sarebbero state respinte solo perché non realizzavano i fini politici desiderati da chi doveva approvarle. E si tratta di una svolta”.
Detto questo e chiarito che “ora Gubitosi e gli altri vertici governeranno – bene o male, questo lo vedremo – e l’Usigrai non farà sconti”, resta il fatto che “la discontinuità di prospettiva mi sembra tanto evidente quanto potenzialmente effimera. Le elezioni sono alle porte ed il rischio che si ripristini quella sorta di premio di maggioranza costituito dalla possibilità di mettere le mani sulla Rai pure”.
Di qui l’auspicio che i partiti in campagna elettorale dicano di voler trovare un modo per superare la Gasparri e sciogliere il nodo della governance aziendale. Si tratta di questione se si vuole “anche più importante dei 200 milioni di perdita, che pure ci preoccupano tanto”, riferendosi alle ipotesi di rosso dei conti Rai a fine 2012.
“Al di là degli sforzi di Gubitosi (il quale domani interverrà al congresso Usigrai, ndr) e di quel che oggi rappresenta anche simbolicamente una presidente come Anna Maria Tarantola, ritengo che fin quando ci saranno radici avvelenate come la legge Gasparri sarà inutile parlare di quanto possano rendere i frutti”. La politica, “mai così mal percepita dai cittadini”, deve occuparsi di regole e non di nomi, “la Rai non è un premio di maggioranza, il giornalismo è un potere di controllo in una moderna democrazia. I partiti prendano atto che cercare di condizionare la tv pubblica non basterà a salvarli, perchè i giornalisti con la schiena dritta sono comunque tanti”.
Anche se “non tutti, ovviamente”. Il Paese “ha bisogno del nostro contributo. Oggi dobbiamo avere la forza di andare oltre il credere che basti evidenziare i torti di una classe politica per poter dire di essere giornalisti dalla schiena dritta. Se è vero che esistono i pluralismi, e non il tradizionale pluralismo, ebbene non c’è la casta, ma le casta”.
C’è da chiedersi se “ci sono solo i torti della politica o anche quelli delle lobby industriali, della finanza, accademiche e anche di qualche potere di controllo? Le caste, colleghi, non la casta”. Però i giornalisti Rai rischiano di esserlo “se non riusciremo a fare come ci compete i cani da guardia del sistema democratico nel suo complesso di controlli e responsabilità, di pesi e contrappesi. Mica la nebbia che avvolge l’Italia è solo colpa dei partiti”, sottolinea Verna, anche se questi verso la Rai hanno “responsabilità storiche. Proporrei una specie di patto: noi ci occupiamo di tutte le caste, loro ci diano delle regole per consentirci di essere azienda di qualità e azienda dei cittadini, ci facciano lavorare”.
È “primaria importanza individuare una nuova legittimazione del servizio pubblico presso i cittadini e le istituzioni”. (dall’inviato Enzo Castellano – Agi)

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