Il direttore de “Il Giornale” rilancia: “Ora vado in galera”. Da oggi scattano i 30 giorni per chiedere la misura alternativa

Sallusti ha ricevuto l’ordine di carcerazione

Alessandro Sallusti

ROMA – “Ricevuto ordine carcerazione”. Lo scrive Alessandro Sallusti su Twitter e sul sito de “Il Giornale” rilancia: “Ora vado in galera”. Da oggi per il giornalista scattano 30 giorni per chiedere la misura alternativa al carcere. “La speranza che la politica fosse capace di trovare una soluzione sta naufragando per mancanza di volontà e di capacità”, ha dichiarato ancora Sallusti. “Politica cialtrona”, ha aggiunto su twitter il giornalista.
“Andiamo in carcere, ognuno si prenda le sue responsabilità. Poi succederà quel che succederà”. Alessandro Sallusti, in un messaggio video pubblicato sul sito de “Il Giornale”, annuncia, quindi, di aver ricevuto l’ordine di esecuzione della sentenza di condanna.
“Ho ricevuto pochi minuti fa l’ordine di esecuzione della carcerazione per la condanna a 1 anno e 4 mesi, inflittami dalla Cassazione per un reato d’opinione per altro neanche commesso da me – dice il giornalista – . A questo punto la procedura che mi porterà in carcere è irreversibile. Non ho idea dei tempi, lunedì mattina i miei avvocati depositeranno una mia dichiarazione nella quale rinuncio definitivamente a pene alternative, tipo l’affidamento ai servizi sociali, perché non credo di aver bisogno di essere rieducato da qualche comunità terapeutica. La strada del carcere è inevitabile”.
Sallusti lancia anche una stoccata alla politica: “Interrompa questa sceneggiata che ha messo in piedi con la scusa di cercare di salvarmi dal carcere. Se avesse voluto fare questo, cosa peraltro da me non richiesta, sarebbero bastati pochi minuti di Consiglio dei ministri con un decreto che avrebbe allineato l’Italia a tutti Paesi occidentali. Un decreto di poche parole: “Viene abolito il carcere per i reati di opinione. Non serviva altro. Quello che sta succedendo in Parlamento invece – aggiunge ancora nel video messaggio – è un gran mercato dove ognuno vende la sua merce”. “La cosa che mi dà fastidio – conclude – è che questo avviene al riparo di un problema molto serio che è quello della libertà d’opinione e al riparo dal mio nome. Questo è inaccettabile”. (Ansa).

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